Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

martedì 26 ottobre 2010

THE ITALIANS MAKE IT BETTER



Ricevo da un mio amico questo pezzo di fanta-cronaca basato sulla storia a buon fine dei minatori cileni.

Se fosse successo in una miniera italiana, le cose sarebbero andate così:

  • 1° giorno:  tutti uniti per salvare i minatori, diretta tv 24h, Bertolaso sul posto. 
  • 2° giorno:   da Bruno Vespa plastico della miniera, con Barbara Palombelli, Belen e Lele Mora. 
  • 3° giorno:   prime difficoltà, ricerca dei colpevoli e delle responsabilità: 
BERLUSCONI: colpa dei comunisti;                   

DI PIETRO: colpa del conflitto d'interessi;
                 
BERSANI: ...  ... dove, quando... ma che cosa è successo?
                 
BOSSI: sono tutti terroni, lasciateli là;
                  
CAPEZZONE: non è una tragedia è una grande opportunità ed è merito di questo governo e di questo premier;
                  
FINI: mio cognato non c'entra, era a Montecarlo con la sua Ferrari insieme ad una gnocca;

  • 4° giorno: TOTTI dedicherò un gol a tutti i minatori; 
  • 5° giorno: IL PAPA faciamo prekiera a i minatori ke in     qvesti ciorni zono vicini al tiavolo!!! 
  • 6° giorno: cala l'audience, una finestra in "Chi l'ha visto?" e da Barbara d'Urso che intervista i figli dei minatori "Dimmi, ti manca papà?" 
  • dal 7° al 15esimo giorno: tutti i telegiornali ed i talk show parlano dell'argomento, intervistano padri, madri, amanti, figli mettendo in piazza ogni aspetto della vita dei malcapitati;
  • il 16° giorno la Lazio perde in casa con il Parma per colpa del portiere originario del Burkina Faso - pagato 1 milione di euro al kg - che invece di parare cercava di scaccolarsi il naso con i guanti e la notizia della miniera scompare per incanto da tutti i media;
  • Falliscono tutti i tentativi di Bertolaso, che viene nominato così capo mondiale della protezione civile e si trasferisce direttamente dal campo soccorso della miniera a Ginevra;
  • Dopo un mese i minatori escono dalla miniera per fatti loro nel più totale disinteresse, scavando con le mani;
  • Un anno dopo, i 33 minatori, già licenziati, vengono incriminati per danneggiamento del sito minerario;
  • Uno di loro partecipa al Grande Fratello ed un altro diventa ospite fisso al Festival di Sanremo;
  • Gli altri si arrabattano;
THE ITALIANS MAKE IT BETTER!

sabato 23 ottobre 2010

SPORCO NO E NEPPURE FASCISTA


Ho ricevuto pochissime email i cui utenti mi chiedevano, devo dire quasi sempre in modo corretto,  di essere cancellati dal mio data base e poi, tra le molte di sostegno, due che  meritano un commento.
In una di queste, riferita al post Bombe, Bugie e Costituzione, venivo definito un catto-comunista imbecille ed in cui  l'autore ci teneva a sottolineare che lui era uno sbattezzato che leggeva Limes e che era inutile qualsiasi confronto con me perché sarebbe stato un dialogo tra sordi, sbagliando.
Sarebbe un dialogo tra un sordo che è tale per una visone dogmatica delle cose (lui) ed ed uno che è disposto ad ascoltare (io). Perché il dogma,come espressione di ignoranza e di intolleranza dialettica, è l'humus dell'integralismo che a quanto pare è presente anche in alcuni sbattezzati.
La nostra è l'epoca dell'emulazione, da cui il successo di pestilenze televisive come per esempio Amici e Il Grande Fratello: sono un nessuno ma poiché mi atteggio penso di essere qualcuno!
Così capita che una moltitudine di ignoranti guardando i talk show  o sillabando i testi di personaggi di reali capacità letterarie e giornalistiche, come per esempio Travaglio o Saviano, si atteggino a opinionisti.
Come lo sbattezzato dogmatico di cui sopra che parla in modo saccente di cose che ignora; in pratica è come uno che parla di sesso senza avere mai scopato!
In un'altra email, molto più interessante, vengo definito sporco fascista.
Parlare troppo di se stessi credo sia una caduta di stile ma essere definito sporco non mi piace perché non corrisponde a verità. Sono un igienista quasi maniacale, evito se posso i bar ed i ristoranti e se costretto controllo sempre i servizi igienici e allungo il collo verso la cucina,  negli autogrill poi compro solo gelati, acqua minerale e biscotti perché le cose buone sono anche pulite e gli autogrill, loro si, come le stazioni e gli aeroporti sanno proprio di sporco.
Non mi piace neppure essere definito fascista, e neppure cattolico e tanto meno comunista.
Rinvio sine die  il mio pensiero su il cattolicesimo ed il comunismo che sicuramente non interessa nessuno, ma mi sento in dovere di elencare seppure sinteticamente alcuni punti che mi hanno spinto a prendere le distanze dal fascismo.
I Savoia con la breccia di Porta Pia costruirono di fatto uno Stato laico.
Mussolini con i Patti Lateranensi ha trasformato l'Italia in uno Stato confessionale, creando una serie di problemi che ancora oggi si fanno sentire sul piano politico e del costume in genere.
Dai Patti Lateranensi scaturirono una successione di fatti tra cui per esempio la messa al bando della Massoneria, presente in tutti i paesi democratici e liberali ma invisa alla Chiesa Cattolica,  l'attuazione delle leggi razziali e l'avvicinamento alla Germania nazista.
Agli occhi del pontificato di Pio XII  (che era stato Nunzio Apostolico proprio in Germania) il nazismo era il castigatore degli ebrei e del sistema politico democratico di derivazione anglosassone, animato dai calvinisti e dalla chiesa anglicana.
L'entrata in guerra è stata per il fascismo la ciliegina sulla torta di una visione pressapochista della politica internazionale: le guerre vanno evitate ma se poi, per qualsiasi motivo, un governo decide di farle deve essere nelle condizioni di vincerle.
Sicuramente oltre ai Patti Lateranensi, alle leggi razziali e all'entrata in guerra il fascismo ha combinato qualche cosa di buono ma quando il palazzo crolla si porta appresso tutto; è la dura legge della vita e della storia, è accaduto anche per il nazismo e poi per il comunismo sovietico.
Per il comunismo cinese, sostenuto da una conduzione capitalista dell'economia, sembra che ci vorrà ancora del tempo.
Ci sono anche altri aspetti che non mi vanno giù. L'antica Roma ha steso le basi della Civiltà Occidentale moderna ma il fascismo ne ha usurpato il simbolismo e così se uno parla bene dell'antica Roma passa per fascista.
Lo stesso vale per le Forze Armate in genere, mandate in guerra allo sbaraglio verso una rovinosa sconfitta annunciata da una visone della politica estera da operetta.
Nonostante questo i nostri soldati si sono quasi sempre comportati civilmente e battuti da eroi, in azioni ancora oggi ridimensionate o ignorate da  una parte dell'opinione pubblica .
Infine, cosa ancora più grave, il fascismo ha prodotto con i suoi errori le piaghe della guerra civile che non si sono ancora rimarginate.
Tendenzialmente sono agnostico e amo profondamente la Civiltà Occidentale, anche nelle sue discrepanze che comunque sono l'espressione di un concetto di libertà e tolleranza che non esiste in nessun'altra parte del mondo.
Ho grande stima per alcuni uomini che hanno combattuto per la Repubblica Sociale e per alcuni uomini che hanno combattuto contro la Repubblica Sociale.
Disprezzo i mascalzoni, i traditori ed i corrotti in quanto tali.
Sono anche stupidista, nel senso che disprezzo gli stupidi ed i qualunquisti, perché la stupidità e l'ignoranza generano l'indifferenza, che è il cancro dell'anima (o, per gli sbattezzati dogmatici, dello spirito).

lunedì 18 ottobre 2010

BOMBE, BUGIE E COSTITUZIONE


L'Articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana è uno dei più citati ma probabilmente anche il meno letto. Nonostante sia assai breve non è proprio facilissimo comprenderne il senso, perché quando fu stilato le macerie della guerra erano ancora fumanti e gli occhi degli italiani gonfi di pianto.
Ecco cosa hanno scritto i Padri Fondatori della nostra Repubblica a proposito della guerra:

Art. 11.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
L'Italia è un alleato di rilievo della NATO e membro autorevole dell'ONU.
Pertanto, quando   - in condizione di parità con gli altri Stati - si delinea a livello internazionale la necessità di attivare un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni l'Italia si assume precise responsabilità a livello internazionale per promuovere e favorire le organizzazioni internazionali - di cui è parte integrante a tutti gli effetti - rivolte a tale scopo.
In termini pratici vuol dire che quando si delineano questi presupposti - come per esempio è avvenuto per il Mozambico, la Somalia, Timor Est, il Kosovo, l'Afghanistan etc. -  il Governo  convoca lo Stato Maggiore a cui chiede di che cosa necessitino le Forze Armate per raggiungere gli obiettivi politici e strategici della missione, quindi convoca il Parlamento che valuterà le scelte dell'esecutivo ed approverà il piano di spesa.
Questa estrema semplificazione ci aiuta a capire che, se dopo anni di presenza in Afghanistan, l'attuale Governo sta ancora decidendo se armare o non armare i nostri cacciabombardieri per supportare e  proteggere le nostre truppe a terra e non certo per colpire obiettivi civili, strategici o militari, è la prova che qualche cosa in questo complesso processo istituzionale non ha funzionato.
O il Governo non ha saputo spiegare allo Stato Maggiore quali erano le aspettative della missione o lo Stato Maggiore ha sottovalutato il problema.
Nessuna di queste due ipotesi è vera.
La realtà è che in Italia si ha la tendenza a cambiare il nome delle cose nel tentativo un po meschino di comunicare all'opinione pubblica un messaggio falso ma  politicamente corretto
I nostri soldati, nell'immaginario dei nostri politici, non sparano, distribuiscono nutella, devono sempre sorridere con la mimetica ben lavata e stirata ed avere bambini in braccio.
Poi, durante un combattimento, accade che qualcuno muore e  all'improvviso si scopre che i nostri soldati non sono lì per fare le balie o distribuire caramelle e sorrisi; ma la cosa sorprendente è che l'opinione pubblica, nonostante la disinformazione e la censura, è apertamente schierata con nostri soldati che, non solo in Afghanistan, fanno un lavoro egregio perseguendo con riconosciuta professionalità l'obiettivo della missione che prevede anche azioni militari. 
Gli italiani stanno prendendo atto che, in Afghanistan, i loro militari stanno riscattando sul campo, con le armi, un'immagine di viltà ed incapacità militare dell'Italia che negli anni passati era stata costruita ad arte, travisando la storia ed i fatti.


Proprio per non innescare problemi di politica interna i governi hanno sempre rilasciato ai comandi militari impegnati in missioni all'estero una delega parziale, arrogandosi il diritto di decidere anche sotto il profilo puramente tattico e questa è una grave anomalia che di fatto spunta la lancia del nostro dispositivo militare che oltretutto viene così esposto a rischi maggiori.


Questo consolidato atteggiamento cautelare è stato sempre usato per evitare che le nostre missioni di peace keeping e peace enforcement potessero essere identificate dall'opinione pubblica come atti di guerra. 

Ma come sempre avviene il Popolo è sempre più avanti del Palazzo e, come molti articoli e servizi radiotelevisivi dimostrano, è sempre più consapevole  dell'importanza della missione in Afghanistan e dei suoi rischi.
Questo atteggiamento ambiguo e dequalificante di disinformazione o informazione edulcorata è stato seguito da tutti i governi  della Repubblica coinvolti  in missioni di peace keeping e peace enforcement o di vera guerra, come i bombardamenti  in Iraq durante la Guerra del Golfo e successivamente in Serbia; atteggiamento difficile da definire senza sgradevoli aggettivi e che pone seri dubbi sulla coscienza democratica della nostra classe politica.


I tragici eventi delle ultime settimane  hanno aperto un acceso dibattito tra i parlamentari che - è bene ricordarlo - nella finanziaria hanno votando tutti a favore del rifinanziamento della nostra partecipazione alla coalizione ISAF con l'unico voto contrario dell'IDV, contrario non per motivi legati alla missione ma per miserevoli calcoli di politica interna.


Gli Italiani nonostante la disinformazione su tutto ciò che riguarda il  mondo militare ed in genere la politica internazionale stanno riscoprendo una coscienza nazionale e chiedono che i nostri soldati siano messi in condizione di difendersi, non solo dai talebani ma anche dall'ambigua politica del baratto: " armeremo i nostri aerei ma ce ne andremo nel 2011!"


Il Governo deve innanzitutto chiarire senza remore  perché siamo presenti in Afghanistan ed evitare di stabilire una data di rientro prima del raggiungimento dello scopo principale della missione, perché così facendo mette i nostri militari in una condizione di pericolo e, soprattutto, rende vana la morte di coloro che  hanno tenuto fede al giuramento che i soldati fanno al Presidente della Repubblica come custode dei Valori dello Stato. 
Il giuramento(*) dei soldati è qualche cosa di diverso da un contratto civile, non solo per la solennità della cerimonia ma perché, tra i meandri delle parole, il militare pone la sua vita al servizio dei Valori fondanti della Repubblica.


Per la prima volta, in questi giorni, seppure con molti distinguo e  con la voce ancora fioca si sente dire che in Afghanistan si combatte e si muore non solo per aiutare il popolo afghano,  martoriato dalla spietata follia dell'integralismo islamico, ma anche per difendere questi Valori, comuni a tutto l'Occidente.
E' importante che si incominci a capire che l'Afghanistan è l'ultima trincea per evitare che il campo di battaglia di quella che ormai è a tutti gli effetti una guerra globale contro l'Occidente, per quanto  asimmetrica, si allarghi alle nostre città che probabilmente già nascondono terroristi pronti ad intervenire.


I parlamentari devono abituarsi a rispettare i loro datori di lavoro (cioè tutti noi, semplici cittadini, che paghiamo loro un lauto stipendio) dandoci, anche  in questo caso, informazioni precise sul perché delle nostre missioni militari all'estero e chiamando le cose con il vero nome. 
I nostri soldati  al fronte potrebbero così raggiungere gli obiettivi assegnati con la consapevolezza di essere supportati pubblicamente dalla nazione e di poter usare gli strumenti adeguati al successo della missione e alla loro sicurezza.
Se ci fosse maggior chiarezza e coraggio civile la classe politica nel suo insieme godrebbe di una maggiore credibilità e stima da parte del Popolo, perché la disinformazione genera ignoranza e trasforma i cittadini in sudditi.


(*) In Italia la formula del giuramento militare è prevista attualmente all'art. 2 della Legge 11 luglio 1978, nr.382 «Norme di Principio sulla Disciplina Militare»; la formula, unica per tutti i cittadini italiani che rivestono lo status di militare, recita:
"Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservare la Costituzione e le leggi  e di adempiere con disciplina ed onore a tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria  e la salvaguardia delle libere istituzioni."
Il Giuramento è valido solo se avviene al cospetto della Bandiera della Repubblica, o se esiste della Bandiera di Guerra del Reparto e alla presenza del suo Comandante. 





lunedì 11 ottobre 2010

DISONESTI E POPULISTI: A CASA!



Ieri sera ho seguito lo Speciale TG1 condotto da Monica Maggioni e dedicato alla nostra partecipazione alla missione ISAF in Afghanistan.
Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha parlato da uomo di Governo - e non solo del governo - dicendo le cose che un ministro dovrebbe dire, ed infatti le ha dette.
L'on. Francesco Rutelli mi ha colpito invece per la chiarezza ed il coraggio con cui ha esposto il suo pensiero in merito alla nostra partecipazione militare al conflitto afghano, chiarezza e coraggio politico che non è riuscito a trasmettere con il suo pur apprezzabile intervento il dott. Umberto Ranieri - non so in quale veste presente non avendo nessun incarico parlamentare o di governo - che ancora una volta ha confermato il pensiero contorto tipico di alcuni membri del PD ogni qualvolta devono parlare di cose che potrebbero essere sgradevoli ad una parte dei loro elettori. 
(Vi ricordate gli interventi di pacificazione in Serbia ed in Kosovo dell'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema? Interventi di pacificazione che si sono trasformati per incanto, ma nella più totale omertà politica, in quasi 3 mila missioni di bombardamento su obiettivi tuttora classificati.)
 
Mi è piaciuto infine l'intervento - purtroppo breve - di Gian Micalessin che tra i presenti, ministro La Russa compreso, è certamente quello che di Afghanistan ne sa più di tutti.

Mi ha invece letteralmente fatto inorridire l'On. Sonia Alfano di Italia dei Valori della quale sino a ieri ignoravo l'esistenza.
Purtroppo al Parlamento il voto di un "disonesto" e di un "populista incompetente" vale quanto quello di un parlamentare onesto e preparato
L'On. Sonia Alfano di IDV ieri sera non solo ha parlato di cose che ha dimostrato di ignorare ma per conquistare qualche voto tra gli orfanelli dell'estrema sinistra ha rimestato nel dolore come uno sciacallo tra i cadaveri.

Nel clima di maturità democratica in cui si è svolta la trasmissione l'On. Sonia Alfano con i suoi interventi meccanici ci ha trasportato come d'incanto in un mondo in cui il concetto di confronto politico si misura dal tintinnio delle manette e dalla lunghezza della corda con cui appendere gli avversari; possibilmente a testa in giù.



Nei prossimi anni - come contemplato dall'art. 8 della Costituzione, motivate dalle alleanze internazionali e sostenute dalla volontà popolare come nel caso appunto dell'Afghanistan - ci saranno altre missioni di peace enforcing e peace keeping e purtroppo è molto probabile che anche in queste missioni ci saranno altre vittime tra i nostri soldati. 

Il Governo attuale e quelli che si succederanno in futuro hanno pertanto il dovere istituzionale ancor prima che morale di mettere a disposizione dei nostri soldati gli strumenti adatti per fare in modo che possano operare con la massima efficacia ma sempre adeguatamente protetti.

Ma i Governi hanno anche il dovere di spiegare dettagliatamente alla Nazione, tramite il Parlamento, le motivazioni di scelte che per la loro stessa natura contemplano la dolorosa eventualità di perdere delle vite umane.

L'informazione è lo strumento più importante della democrazia perché può aiutare i cittadini a scegliere allontanando dall'emiciclo parlamentare non solo i disonesti ma anche gli incompetenti che a volte, come vili sciacalli, cercano di ottenere effimeri vantaggi politici speculando sulla morte dei nostri soldati caduti in azione.
(Antonello Tiracchia)