Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

sabato 30 luglio 2011

L’AMICO AMERICANO

Distretto di Shindand - Afghanistan RC-W

Quanady è un piccolo villaggio a pochi chilometri da Shindand. Se siete sufficientemente sicuri di voi stessi potete andarci e fare una visita al bazar per girare qualche scena di vita quotidiana, ma andarci con un amico come James è meglio, molto meglio. Lui vive a Shindand, all’interno del compound italiano, si muove anche da solo con il suo fuoristrada, in compagnia del suo AK 47 in versione per truppe speciali, tirato a lucido che sembra nuovo e con il caricatore a mezzaluna da 30 colpi. Ha anche un’automatica ed un coltello da combattimento e sicuramente sa come usare tutti questi gadgets.  Il suo compito è andarsene in giro per capire, dal basso, la situazione del luogo, intuendo gli umori della gente, le paure, le aspettative, i cambiamenti di equilibri di una società fragile, priva di mezzi di comunicazione ed impossibilitata a far sentire la sua voce,  in continua lotta con la sopravvivenza quotidiana. James è formalmente un istruttore e da come si muove con un evidente passato in qualche reparto speciale. Lavora per una ONG e la sua è un’attività  che potremmo definire di intelligence sociale che richiede molto coraggio e molta esperienza. Va nei bazar, parla con la gente e scherza con i ragazzi per strada, incontra diseredati e capi villaggio e tratta tutti con la stessa tranquilla disponibilità di chi sa il fatto suo.  Gli Stati Uniti stanno investendo in questa zona un mucchio di milioni dollari, hanno acquisito una vecchia ed enorme ex base sovietica e la stanno bonificando, ampliando e trasformando nella più grande base aerea del centro asia, un jet militare che decolla da qui e punta verso ovest raggiunge il confine iraniano in pochi minuti di volo!  L’attività di contractors come James, che conoscono la lingua e le usanze del luogo, è indispensabile per creare una rete di contatti, di informazioni e di consensi parallela a quella ufficiale, normalmente più algida e distratta nei confronti della vita minuta. Il suo ruolo, sotto il profilo tecnico, è quello di “atmospheric manager” di Shindand, il termine atmospheric sembra più vicino alla letteratura che ad una attività operativa ma esprime benissimo il concetto di che cosa fa praticamente sul campo James che sotto il profilo umano è una persona cordialissima e molto simpatica; è una figura molto vicina ai personaggi dei film d’avventura, solo che il suo lavoro e la sua vita non sono un film. Vi assicuro, è la persona giusta per andare a spasso per i villaggi del distretto di Shindand.
 Foto serg.Caputo - 11° Rgt. Bersaglieri

martedì 19 luglio 2011

AFGHANISTAN FELIX_5

Questo posto tramite il sito di Tactical News Magazine su Facebook è stato visionato nelle prime 24 ore 11.513 volte e lo 0,55% ha lasciato un commento.

QUESTA RADIO E' UN'ARMA


Herat, luglio 2011 - Questa radio è un'arma e come tale ha effetti devastanti, paragonabili a numerose raffiche da cambio canna di una MG42/59. Queste le caratteristiche tecniche: dimensioni palmari, alimentata a celle solari o a manovella, ha una torcia incorporata e se collegata ad un cellulare è in grado di caricarlo. Può essere sintonizzata su varie stazioni radio, del resto negli ultimi anni in Afghanisatn ne sono sorte decine, ed è distribuita dal 28° Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia” che a Herat gestisce la radio SADA E AZADI WEST. Invece che pallottole cal. 7.62 NATO radio SADA E AZADI distribuisce informazioni e musica, affronta argomenti considerati tabù dagli insorgenti ma molto apprezzati dalla gente comune, quella stessa gente che ha capito che la missione di peace keeping di ISAF serve per porre fine “alla guerra” che almeno una dozzina di bande armate ha posto in atto per il controllo del territorio afghano a discapito proprio della "gente comune". Il 28° Rgt. “PAVIA” è in pratica un reparto specializzato in psy-ops ed oltre alla radio qui al RC-West gestisce un sito web e numerose altre attività di comunicazione come per esempio la redazione e la stampa di volantini e riviste. Oltre a personale dell’Esercito italiano ci lavorano giovani afghani di entrambi i sessi e ufficiali italiani della Riserva Selezionata. E’ la dimostrazione che l’informazione è un’arma, molto, molto potente ed il suo risultato si chiama libertà che è la base primaria di quella cosa di cui tutti parlano e pochi conoscono e che si chiama democrazia.

mercoledì 6 luglio 2011

AFGHANISTAN FELIX_4

Questo post - condensato dal post del 28 settembre e intitolato "Guerre Sguerreggiate"  - è stato pubblicato il 3 di luglio sul sito di TNM su fB e al 5 di luglio  aveva totalizzato 11.790 visite con una percentuale di commenti del 1,28% .


All'alba del 17 settembre 2010 un Predator italiano inquadra l'azione di quattro insorgenti mentre piazzano un IED.
Come altre volte in simili casi viene attivato un dispositivo di Task Force 45 che a bordo di un CH47 scortato da due Mangusta raggiunge dopo un lasso di tempo non dichiarato ma comprensibilmente lungo il luogo dove si erano arroccati i talibans che, secondo alcune indiscrezioni, conoscendo queste procedure di intervento avevano attivato una trappola.  
Durante l’operazione di bonifica furono colpiti il tenente Alessandro Romani ed il Caporal Maggiore Elio Rapisarda del Col Moschin che furono portati all’ospedale americano di Farah.Il tenente Romani vi giunse privo di vita.
Il giorno dopo carabinieri del nucleo di polizia militare di Farah si recarono sul luogo del combattimento  per compiere le indagini di rito senza trovare nessuna traccia dei talibans uccisi dal fuoco dei Mangusta. L’area era già stata pulita dai talibans o dai civili della zona. E' assai probabile che il Predator abbia filmato l'intera azione ma le immagini, se esistono, sono classificate per direttive ministeriali.

I Predator americani, simili ai nostri, sono armati con missili HELLFIRE, letteralmente fuoco infernale; è l'acronimo di HELicopter Launced FIre and foRgEt missile (missile elilanciato spara e dimentica) dove spara e dimentica vuol dire che una volta inseriti via databus i parametri di puntamento il missile raggiunge il bersaglio grazie ad un sistema di navigazione e puntamento autonomo.
Il missile aria-terra Hellfire, dal peso di 50 chili, ha un costo di produzione relativamente basso ed è utilizzato da una ventina di forze armate, tra cui l'Italia; nato come arma controcarro viene costruito in numerose versioni e varianti.
In Afghanistan i missili Hellfire sono montati sui Predator della CIA che sino allo scorso anno aveva affidato alla Blackwater (ora Xe) il compito di gestire ed armare i drone dedicati alla individuazione e distruzione dei nascondigli dei capi talebani e alla loro eliminazione fisica si in Afghnaistan che lungo i confini con il Pakistan

Come sarebbero andate le cose quel 27 settembre se il Predator della nostra Aeronautica Militare fosse stato armato? 
Non si può fare la storia con i se ma sicuramente si può simulare un altro scenario.
Nel momento stesso che inquadrava l'azione dei talebani con le sue telecamere ed i suoi sensori il Predator armato avrebbe potuto neutralizzarli all'istante ottenendo così lo stesso risultato per cui era stato inviato il nucleo operativo di Task Force 45 ma senza far correre ai nostri militari alcun rischio, evitando l'attivazione di un dispositivo complesso e costoso costituito da un elicottero da trasporto CH47 con almeno 5 membri di equipaggio con a bordo un numero imprecisato di incursori e due Mangusta con quattro uomini. Inoltre i talebani sarebbero stati eliminati in uno spazio aperto nello stesso momento che agivano, senza dare loro tempo di nascondersi nell'edificio ed organizzare, nel tempo intercorso tra la ricognizione e la messa in azione del dispositivo, quello che a tutti gli effetti sembra sia stato un agguato, utilizzando inoltre una possibile presenza di civili come scudo difensivo. 
Morale: il Governo ed il Parlamento fanno bene ad impegnarsi per evitare interventi militari di vario genere ma quando decidono di farli deve mettere i Militari nelle condizioni di ottenere il massimo risultato con il minor rischio. (antonello)

martedì 5 luglio 2011

AFGHANISTAN FELIX_3

Questo post al 5 luglio è stato visto su TNM da 3.688 visitatori il 1,71% dei quali ha lasciato un commento.



La “morte nera” ha avuto il battesimo del fuoco in Afghanistan il 10 agosto 2007 quando nella sala operativa di Camp Arena ad Herat risuona attraverso la radio l’urlo disperato “fate presto, we are fucked, fate presto, siamo fottuti” pronunciato da un reparto composto da 24 paracadutisti spagnoli e 38 afghani caduto in un’imboscata, in una stretta gola tra Bala Mourghab e  Gormac. Almeno 7 afghani sono morti nella prima fase dell’attacco ed alcuni spagnoli sono gravemente feriti, gli altri sono riusciti a mettere gli Humvee ed i pickup in cerchio in una radura più bassa delle postazioni degli insorgenti e si difendono senza nessuna possibilità di movimento e di contrattacco: i talibans lo sanno e li tengono sotto un tiro continuo e preciso, la loro fine è solo questione di tempo. Intervengono degli F15 USA ma i veloci e pesanti jet non riescono a manovrare in mezzo alle strette valli e lanciano le loro bombe fuori target senza neppure impensierire i talibans. E’ indispensabile intervenire con gli elicotteri. Gli unici disponibili sono i Mangusta italiani di Herat, a centinaia di chilometri e da poco più di un mese in Afghanistan. Dopo un trasferimento a Qala I Naw per potersi rifornire di carburante due Mangusta si infilano a volo radente in mezzo alle montagne mentre un Predator italiano sorvola la zona facendo da ponte radio ed inviando informazioni. Sono ormai le 14 ed il reparto di spagnoli ed afghani è quasi privo di munizioni ed esausto dopo 5 ore di combattimenti continui. Non ci sono problemi di regole d’ingaggio da interpretare, la situazione è chiara ed il maggiore Cardillo, comandante del team di Mangusta, ordina l’attacco. Brevi raffiche del precisissimo cannone di bordo ribaltano la situazione. Una raffica di soli 5 colpi da 20 mm disintegra letteralmente un pickup dei talebans che con la sua KPV da 14.5 mm poteva costituire un serio problema per i Mangusta. Gli spagnoli e gli afghani trasformano il loro terrore in euforia e sostengono le picchiate dei due elicotteri con urla di soddisfazione. I Mangusta li scortano sino al limite della loro autonomia fuori dalle gole, verso la salvezza. I talebani sopravvissuti scappano terrorizzati a piedi ed in motocicletta. Dopo questo episodio saranno loro a chiamare i Mangusta la “morte nera” come riportano in documenti di intelligence pubblicati da Wikileakes. 
Il brano è un libero adattamento tratto dal libro “Afghanistan, ultima trincea” di Gian Micalessin, edito da Boroli Editore, per cortese concessione dell’Autore. La foto è di Rassegna Militare.
Gian Micalessin e Francesca Ulivi, vicedirettore di MTtv News, hanno vinto il XVII Premio giornalistico ILARIA ALPI con il reportage "Libia: i ragazzi e la rivoluzione". Gian Micalessin è l'autore del libro "Afghanistan, ultima trincea" da cui è stato liberamente tratto il brano che costituisce l'argomento del post Afghanistan Felix_3.
Questa notizia al 5 luglio era stata letta su TNM da 5.655 visitatori lo 0,30% dei quali ha lasciato un commento.

venerdì 1 luglio 2011

AFGHANISTAN FELIX_2

Questo post al 5 luglio è stato visto su TNM da 9.728 visitatori il 0,76% dei quali ha lasciato un commento.


Mi hanno regalato un paio di scarpe tattiche costose come delle Church che andarci a spasso da soli per le polverose strade afghane sarebbe come passeggiare per il rione Sanità di Napoli in t-shirt e con un Daytona d’oro al polso! Non ho il tempo di collaudarle, le userò e basta ma nello zaino mi porto le mie vecchie Timb (imbottite di batterie, cavi e smart card) già domate da una missione in Libano, due in Afghanistan, due in Kenya, una in Sudan, poi in Pakistan, Kosovo, Svalbard, Polonia e varie scorrazzate su carri armati, elicotteri, lince, C130, Pilatus e soprattutto molti aperitivi al Caffè dei Portici!
Prima di partire cerco sempre di fare il disinvolto: “è lavoro” mi dico, ma l’attenzione si concentra su oggetti ed azioni solo apparentemente minori, in realtà piene di significati rituali, quasi scaramantici. Le mie vecchie Timb sono una garanzia, mentre le ingrasso e le spazzolo in realtà le accarezzo, la realtà del cuoio logoro e del Vibram sgranulato mi aiuta a riflettere e mi da certezze perché come diceva Drieu la Rochelle ”bisogna aderire alla realtà delle cose”.  Per un soldato le scarpe sono dopo il fucile l’equipaggiamento più importante così come per un reporter dopo la telecamera o la macchina fotografica.
Il coraggio  risiede nei piedi, per entrambi; quando si sta fermi dove si deve stare oppure quando si scappa…
(da il diario "Afghanistan Felix" per Tactical News Magazine)