Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

venerdì 12 agosto 2011

IL GIORNO DELLO SCIACALLO

Questo che segue è l'editoriale del n.7 della Rivista 
TACTICAL NEWS MAGAZINE attualmente in edicola


Ma che democrazia è quella dove alcuni parlamentari eletti con i voti di pochi cittadini ma pagati con lo stipendio di tutti - quindi di fatto nostri dipendenti  -  appena possono rimestano impunemente sulla morte dei nostri soldati per uno straccio di visibilità mediatica?
Mi riferisco in particolar modo a un politico italiano che ha fatto della legalità e della lotta contro il crimine la sua bandiera. Oggi ad Herat ho visto su SKY TG24 la sua esternazione a commento della morte del caporale maggiore paracadutista del Reggimento Nembo  David Tobini.
Il politico in questione ha detto:… che dobbiamo tornare a casa, andare via dall’Afghanistan perché la guerra è anticostituzionale!
Queste affermazioni non sono accettabili per vari motivi, soprattutto da un esponente del parlamento che per principio immaginiamo colto e leale. Innanzitutto in Afghanistan non c’è una guerra e la Costituzione della Repubblica Italiana prima di invocarla andrebbe letta; in particolare l’art. 11 dopo averlo sillabato con attenzione sino in fondo andrebbe anche capito.
L’ignoranza, nel senso di parlare di qualche cosa che si ignora, non è accettabile da un parlamentare visto che ha i mezzi per sopperire alla sua approssimazione, a meno che non sia strumentale, chiedendo informazioni precise al suo numeroso esercito di consulenti e portaborse, anche questi pagati da tutti noi. Se poi il parlamentare per un’infima manciata di voti rimesta sulla morte di un servitore della Repubblica, caduto mentre compie il proprio dovere, questo parlamentare è uno sciacallo. Non mi riferisco specificatamente al politico che ho citato come esempio, ma a tutti coloro che lo seguono in  questa squallida farsa mal camuffata da libertà di espressione democratica.
Chiedere unilateralmente il ritiro delle nostre Forze Armate dall’Afghanistan ogni volta che muore un nostro soldato è come chiedere lo scioglimento delle forze di polizia ogni qualvolta un loro esponente perde la vita ad opera della malavita; ma significherebbe anche uscire dal contesto internazionale dove la nostra credibilità è data in gran parte da ciò che fanno i nostri militari in Afghanistan e non certo dalle dichiarazioni di alcuni parlamentari nostrani a caccia di voti.

Il 25 luglio eravamo a Shindand, dormendo in tenda come tutti i nostri soldati presenti in quella base e ci siamo alzati all’alba per documentare un check point con l'11° Reggimento Bersaglieri. Trenta chilometri in tre ore, a bordo del Lince, per scortare un carico di materiale di costruzione destinato ad un posto di polizia a protezione del bazar di Shindand e poi due ore a 48° senza un filo d'ombra che non fosse la nostra, smerigliati da un vento rovente, poi altre tre ore di Lince per tornare indietro. Per me ed il mio collega Giuseppe Lami è stato certamente faticoso, anche i rischi erano (quasi) gli stessi dei bersaglieri dell’11°. C’è però una sostanziale differenza: noi siamo degli osservatori occasionali, loro, i nostri soldati, fanno questo tutti giorni su mandato del Parlamento!
Durante l’operazione abbiamo saputo di David Tobini, morto durante un combattimento a seguito di un’azione militare delle truppe afghane, a cui noi diamo supporto, per instaurare un regime di legalità in un paese per decenni privo di qualsiasi regime che non fosse violenza e sopruso.
Siamo quindi ripartiti la sera stessa con un convoglio di Lince scortati da due Freccia per essere presenti, dopo tre ore di Ring Road, all’apertura della camera ardente a Piazza Italia 150.
Per me e Giuseppe Lami è la seconda volta che partecipiamo, sempre qui ad Herat, ad una simile cerimonia in poco più di 6 mesi. È un'esperienza che lascia il segno anche a chi ne ha già molti, di segni. L'opinione pubblica - ma soprattutto la classe politica - dovrebbe prendere atto che i nostri soldati qui stanno facendo un lavoro fantastico sul piano della governance e di conseguenza anche sotto il profilo umanitario, ma stanno anche scompigliando le carte di innumerevoli gruppi armati che si contendono con la violenza e sistemi "mafiosi" il controllo del territorio. I soldati possono anche distribuire nutella e coperte ma la loro missione primaria è un'altra: peace keeping vuol dire che si deve porre fine ad una situazione conflittuale, quando questa sarà finita ci sarà la pace. La mission primaria dei soldati è proprio questa: conquistare la pace anche con l'uso delle armi, tutto il resto sono solo corollari e chiacchere da bar. Non riconoscerlo, non ammetterlo, non dirlo all’opinione pubblica o mimetizzarlo come un viaggio di anime pie della caritas con panettoni e magliette di lana è un'offesa alla memoria dei nostri militari che sono morti facendo il loro dovere su mandato del Parlamento ed è un'ignobile speculazione sul dolore dei famigliari. Se un’errata interpretazione del concetto di democrazia coincide con il politicamente corretto dei cacciatori di consensi elettorali alla maniera di alcuni nostri politici io voglio essere molto scorretto dicendo che i Funerali di Stato sono diventati una passerella delle vanità della classe politica e pertanto proporrei meno omelie politiche e più intime cerimonie militari, che piacciono ai soldati e questo è più che appagante, perché sono loro a morire! Poi vorrei che alle parole di circostanza seguissero fatti concreti! Perché è dopo i funerali - quando le porte della basilica si sono chiuse ed tecnici delle emittenti televisive sono da qualche altra parte a documentare ballerini sotto le stelle o partite di calcio - che si capisce quanto la classe politica ama e rispetta i propri soldati, in base a quanto fa per i famigliari in termini concreti, reali e duraturi nel tempo.
Nel frattempo i media di riferimento,  invece di interpretare i fatti in base al gruppo politico di appartenenza, iniziando ad informare sui fatti in quanto tali impedirebbero a molti esponenti del parlamento di fare meschine figure.
(Questa signora con il basco è la madre di David Tobini)
1° Caporal Maggiore David TOBINI Paracadutista del reggimento Nembo della Brigata Folgore, caduto in combattimento a Bala Mourghab (Afghanistan) il 25 luglio 2011: PRESENTE!
Antonello Tiracchia, Herat 26 luglio 2011
(Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan)

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