Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

giovedì 13 gennaio 2011

AFGHANISTAN: COME QUEL PASTORE ERRANTE PER L'ASIA...


25 dicembre 2010 - Trasferimento con un elicottero EH101 della Marina Militare verso Farah - Foto di Giuseppe Lami



Il linguaggio militare NATO è pieno di acronimi, servono a far comunicare tra loro soldati che parlano lingue diverse, come per esempio un turco con un lituano.
FOB è l'acronimo di Forward Operating Base, ossia base operativa avanzata. 
Nella FOB di Farah ha sede il comando del Reggimento Lagunari Serenissima, con un rafforzamento di carri leggeri da ricognizione Dardo del 1° Reggimento Bersaglieri di Cosenza. Questo insieme di uomini e mezzi rappresenta il Gruppo di Manovra della Brigata Alpina Julia che ha il comando di tutta la regione occidentale afghana.
La FOB di Farah, seppure ci si viva in tenda,  è una base relativamente comoda condivisa con gli americani che hanno qui una  reparto MEDCAP dotato di un centro di chirurgia molto organizzato ed una intensa attività CIMIC per interventi umanitari e sociali.   
Sopra la base staziona, come un cane da guardia, un pallone frenato pieno zeppo di chip, sensori e computers in grado di segnalare e monitorare movimenti di uomini a circa 25 chilometri di distanza.

25 dicembre 2010 - L'arrivo del C130J del Generale David Petraeus a Farah - Foto di Giuseppe Lami
Sono arrivato a Farah il giorno di Natale con un elicottero della Marina Militare; che fosse Natale me ne sono accorto per la quantità di presepi, tutti realizzati con rara abilità usando materiali di recupero, presenti in ogni crocevia tra le tende ma anche per l'arrivo improvviso del C130 del generale David Petraeus. Il generale 4stars è venuto a portare gli auguri ai suoi soldati, italiani compresi, per poi ripartire rapidamente per andare ad incontrare il Capo di Stato Maggiore Vincenzo Camporini a Bakwa, utilizzando l 'EH101 della nostra Marina Militare da cui ero appena sbarcato.
25 dicembre 2010 - Il colonnello Giovanni Parmeggiani comandante del Reggimento Lagunari Serenissima riceve il generale David Petraeus appena sbarcato sull'aviosuperfice di Farah - Foto di Giuseppe Lami

Nonostante il giorno di festa la base era in gran fermento con i meccanici a lavorare sino a notte fonda intorno ai Lince e ai Dardo in un continuo susseguirsi di breefing a vari livelli, mentre i lagunari pulivano le armi e chiudevano borsoni e zaini.
La sera del 25 dopo la messa alcuni soldati americani sono venuti in visita presso la zona italiana ed hanno offerto dei cakes inviati dai loro concittadini insieme a tanti piccoli regali, non indirizzati a qualcuno in particolare ma ai soldati americani in quanto tali: dolci, libri, abbonamenti a riviste, dopobarba, calzettoni da montagna... Un modo dell'America per dire ...grazie  soldato per quello che stai facendo per me. So che stai rischiando la tua vita in un posto che non so neppure trovare sulla mappa, ma grazie a te posso mangiare il tacchino e bere il vino della California nella mia casa calda, insieme alla mia famiglia oggi che è Natale e avere così una concreta certezza che tutto questo durerà ancora!
Il giorno dopo sono partito con una colonna motorizzata per raggiungere un'altra FOB, quella di Bala Baluk, presidiata dalla II Compagnia del Reggimento Lagunari con i quali nei mesi passati avevo condiviso un'esercitazione nella laguna veneta. In quell'occasione ho incominciare a capire di che pasta sono fatti i Lagunari, orgogliosi del loro ruolo e del significato delle loro mostrine con l'effige del leone di San Marco. Per evitare ogni dubbio sulla loro specialità anfibia hanno trasportato da Venezia all'Afghanistan le ancore dei loro mezzi da sbarco, con cui hanno adornato il campo,  suscitando grande curiosità tra i soldati afghani che non avevano mai visto un'ancora e che le hanno scambiate per armi misteriose! 
Ma i ragazzi dei lagunari da Venezia hanno anche portato quaderni, matite e altro materiale raccolto dall'Associazione Lagunari per essere distribuito nei villaggi durante le loro  pattuglie.

 26 dicembre 2010 - In colonna nel deserto  verso Bala Baluk - Foto di Giuseppe Lami
 

Lo scopo di questo massiccio trasferimento di uomini e mezzi da Farah a Bala Baluk era quello di rafforzare l'avamposto  per coadiuvare e proteggere un'unità dell'ANA (Afghanistan National Army)  in un'azione militare di clear, ossia di ripulitura di un villaggio dalla presenza di insorgenti di vario tipo come taliban, estorsori, taglieggiatori, trafficanti di armi e di droga con il loro codazzo di giannizzeri armati e di bombaroli.
Appena la colonna inizia a muovere da Farah arrivano dei warning dall'intelligence che segnalano la probabile presenza di IED lungo la Strada 517 e così la colonna si sposta su un percorso alternativo lungo il deserto, una strada virtuale, identificata solo dai GPS, chiamata convenzionalmente Federica
Immaginate decine di mezzi blindati e carri leggeri con al seguito camion con carburante, munizioni e vettovaglie che si spostano lungo il deserto in una zona ostile e adatta ad imboscate. Un trasferimento di oltre sei ore di fuoristrada vero nel caldo e poi nel freddo, con i ragazzi in ralla concentrati sul loro angolo di tiro, sempre esposti ad una polvere leggera e soffice come talco che entra dappertutto
Sono appesantito dal giubbetto antiproiettile e dall'elmetto e mi trovo legato come un  salame con la cintura a cinque punti ai piccoli seggiolini corazzati del Lince; cerco di non mostrare il disagio e la fatica ai giovani Lagunari che mi ospitano nel loro mezzo e che mi raccontano delle loro esperienze.  
Nel frattempo attraverso la radio criptata veniamo a sapere che lungo la Strada 517 il Genio ha trovato e disinnescato tre IED destinati alla nostra colonna, probabilmente scoperti dai Predator o dagli AMX mentre su un quarto è saltato un pick up dell'ANA, uccidendo gli occupanti; gli afghani sono meno scientifici di noi negli spostamenti.
Man mano che scendono le tenebre la tensione aumenta, si viaggia a fari spenti e tutte le manovre si svolgono con i visori notturni mentre l'abbigliamento che era troppo caldo per il giorno diventa insufficiente per il freddo notturno del deserto.
Finalmente arriviamo a Bala Baluk che chiamarla FOB sa di ironico;  in realtà è un piccolo avamposto per una compagnia di fanteria leggera, esposto ai tiri curvi degli insorgenti che infatti ciclicamente tirano qualche razzo, per fortuna senza una mira adeguata. I nostri possono rispondere solo se vedono fisicamente qualcuno che fa partire il razzo; subito prima o subito dopo quel tizio è un cittadino afghano per bene. Questa cavillosa e un po autolesionista procedura è parte integrante delle regole di ingaggio ed è governata da un caveat molto severo: infatti dopo un eventuale scambio di colpi i nostri soldati sono sottoposti alle domande e alle verifiche di una commissione di indagine e sino a poco tempo fa le armi ed i mezzi coinvolti venivano sequestrati dall'Autorità Giudiziaria di Roma! 
 
Bala Baluk è un insieme di piccole tende organizzate per accogliere circa 120 persone già in condizioni di disagio che, all'improvviso, ha visto raddoppiare la presenza di mezzi e uomini. 
Qui i rifornimenti arrivano con grandi pericoli a bordo di camion civili scortati dall'esercito o dalla polizia afghana che organizzano lunghi convogli e che, oltre al compito di protezione, dovrebbero vigilare per impedire le frequenti estorsioni che per gli insorgenti sono la più grande fonte di reddito e per il controllo delle quali si ammazzano tra di loro, nel più puro stile mafioso
A Bala Baluk era il periodo di Natale come nel resto del mondo, ma non c'era il pane, il caffè, il latte, la marmellata, i dolci, la birra ed il vino. Le razioni, per quanto cucinate benissimo dal capo cuoco della FOB, chiamato da tutti Bulldozer per la sua energia e determinazione, erano veramente scarne. 
 27 dicembre 2010 - Bala Baluk, il capo cuoco dell'avamposto è una certezza per i Lagunari che lo hanno affettuosamente appellato Bulldozer.

La temperatura, dai venti gradi del giorno, la notte calav vistosamente sotto lo zero. 
Una notte il riscaldamento campale della tenda in cui dormivo è andato i blocco, con un coraggio estremo mi sono alzato e, imbacuccato come un profugo, ho cercato di raggiungere i servizi igienici distanti duecento metri dalla tenda per scoprire poi che i rubinetti del container wc erano bloccati dal ghiaccio, la temperatura era -4.
Intirizzito dal freddo ho alzato lo sguardo al cielo, forse per imprecare, ed invece mi sono fermato, con il naso all'insù a guardare le stelle dell'Asia incredibilmente luminose ed enormi, le stesse di quel pastore di cui scrisse Leopardi...
Così alle tre di notte a metà strada tra la mia tenda ed il wc della FOB di Bala Baluk mi sono messo a recitare, sorridendo a me stesso: Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?  ...sarà forse un segno di una senilità precoce ma ho pensato che essere lì a Bala Baluk, in Afghanistan, a Natale, condividendo pericoli e disagi con i miei amici Lagunari fosse un privilegio!


Poi, quando l'operazione militare stava per incominciare e la tensione dei soldati era ormai pronta ad affrontarne i rischi è stata all'improvviso sospesa perché gli afghani tergiversavano; si parte, non si parte più, si parte domani... eravamo tutti delusi quando ci hanno comunicato che l'operazione era stata ufficialmente spiantata
Scusate la franchezza ma la mia delusione era più che comprensibile! Avevo percorso quasi 5 mila chilometri a bordo di aerei civili, C130, elicotteri e Lince per partecipare ad un'azione militare vera, azione abortita perché gli insorgenti si erano dileguati per non avere a che fare con le facce da bravi ragazzi dei nostri soldati, che sono proprio come quelli della porta accanto, solo un po più atletici e tonici e sempre sorridenti nonostante il peso dell'equipaggiamento, delle armi e della responsabilità  che la vita militare esige.
Ad Herat nei giorni successivi alcuni amici dei servizi (ma sembra lo abbia scritto anche wikileakes) mi hanno confidato che gli italiani vengono identificati dagli insorgenti con l'ovattato frullare dei motori e con il crepitio dei pneumatici sui sassi provocati dai Lince e, quando possono, se sentono questi suoni se la danno a gambe.
In quei giorni a Bala Baluk i Lince erano veramente molti e la notizia ha sicuramente oltrepassato i confini dell'avamposto...

27 dicembre 2010 - Una postazione difensiva dell'avamposto di Bala Baluk - Foto di Francesco Lami

Deluso per l'azione annullata incomincio così a gironzolare per il campo in attesa del rientro, affatto impressionato, come del resto i ragazzi della FOB,  dai warning che prevedono lanci di razzi M 107 contro il campo.
Mi metto a cercare Lagunari abruzzesi per proporre le loro interviste al TG3 Abruzzo, intervisto il cappellano casualmente seduto sotto un rosario di pallottole da 12,7 della Browning e poi  entro all'infermeria comandata dal tenente Colonnello Andrea Polo, veneto DOC, che mi offre caffè e biscotti con i quali, per quanto agnostico ed in ritardo, festeggio il  Natale. 
Mentre bevo il caffè rifletto sul fatto che se un medico della sua esperienza e del suo grado sta in questo piccolo avamposto vuol dire che ci deve essere una reale situazione di pericolo.
Poi accade qualcosa. 
Chiamano dal posto di guardia avanzato: è arrivato un ospite inaspettato.
Da lontano vediamo il comandante della forza di reazione rapida, che protegge il campo, che perquisisce due uomini barbuti con un bambino in braccio e poi li saluta amichevolmente: si conoscono.

28 dicembre 2010 - Amir, insieme al cognato, porta suo figlio Hamdullah all'infermeria di Bala Baluk - Foto di Francesco Lami
L'uomo più giovane si chiama Amir, qualche settimana fa ha compiuto un atto di coraggio per amore di suo figlio Hamdullah, creando allo stesso tempo scompiglio tra le fila degli insorgenti, presentandosi davanti ai varchi protetti della base.

Amir cercava di spiegare al corpo di guardia che suo figlio stava male, non camminava, aveva la febbre, non mangiava e mostrava allo stesso tempo il piedino destro del bambino deformato e totalmente devastato da una piaga purulenta.
Stava chiedendo aiuto, teso e con un leggero tremolio del corpo, sapeva che chiedere aiuto agli infedeli può provocare vendette e ritorsioni ma l'amore per il figlio, in questo luogo del mondo dove la vita può non valere nulla, è più forte della paura e del dogma. 


29 dicembre 2010 - Bala Baluk il ten. col Medico Andrea Polo ed il piccolo Hamdullah - Foto di Giuseppe Lami

Il comandante della base il Tenente Colonnello Puce capisce la valenza politica di quella visita che rappresenta un atto di affrancamento dal pregiudizio che il territorio, sotto il ricatto della vendetta degli insorgenti, ha nei confronti dei soldati ISAF.
Andrea Polo e i suoi ragazzi  rimangono colpiti da questo bimbo di circa 5 anni e dall'angoscia del padre, lui stesso malato  e denutrito, che per portarlo lì ha sicuramente superato dubbi e timori e chilometri di deserto, a piedi.

  
















29 dicembre 2010 - Hamdullah con il padre Amir mentre viene curato dal CM Zuccara'

Hamdullah  ha un sasso incistato nel piede ormai totalmente deformato, non si lamenta neppure più, è un fagottino senza forma che respira sempre più piano, se non si interviene subito in qualche modo ha ormai le ore contate. 
Quello che per un medico militare come Andrea Polo, con l'esperienza del veterano di decine di missioni nei luoghi più disgraziati del mondo, è un intervento di normale amministrazione si trasforma in un atto di amore che rapidamente dilaga per tutta la Seconda Compagnia del Reggimento Lagunari Serenissima di presidio all'apparente immenso nulla che circonda la FOB di Bala Baluk. I Lagunari che dormono in tenda  sotto cieli gelidi, che trascorrono le feste di Natale in armi, senza latte, dolci e caffè, lontano da tutto e da tutti adottano coralmente Amdullah. 
Il bambino viene curato e nutrito ed il padre incomincia a rispettare sempre con maggiore precisione gli appuntamenti per le cure successive. Il tenente colonnello Andrea Polo scopre che c'è un problema più grave, una massa tumorale spinge sul midollo spinale di Hamdullah che richiede così cure ed indagini cliniche superiori alle potenzialità del campo e dell'Afghanistan. 
Scatta un piano per trasferire Hamdullah in Italia ma in Afghanistan non esiste l'anagrafe, si devono superare molti problemi burocratici oltre a trovare i fondi necessarie per il viaggio del piccolo e del suo accompagnatore che dovrà stare in Italia per almeno sei mesi.
Il motto dei Lagunari canta Come scoglio infrango come onda travolgo e di fatto non si bloccano di fronte a nulla e da quel lembo di terra nel deserto afghano superano tutti i cavilli e gli ostacoli burocratici, si tassano, contattano altri Lagunari in Italia che a lor volta si mettono all'opera.
Domando ad un ragazzo campano che in questa storia ha avuto un ruolo, perché tutto questo impegno. Lui mi guarda incuriosito e poi mi risponde con un sottile sorriso: mica siamo Lagunari per caso!
Hamdullah sta ora meglio, sta per partire per l'Italia, Andrea Polo l'ufficiale medico di Bala Baluk che nella sua vita ne ha viste di tutti i colori gli ha dedicato una poesia, è convinto che ce la farà.
La storia di Hamdullah è tutta qui. 
Certo non cambierà le sorti dell'Afganistan ma ha segnato  tutti coloro che vi hanno avuto un ruolo, anche marginale, come il mio.
Spargendosi nel villaggio questa storia ha però creato un piccolo problema:  ogni giorno davanti ai varchi di Bala Baluk arriva qualcuno che vuole farsi visitare suscitando odio e rabbia tra gli insorgenti, perché se con le armi si vince la guerra, con la fiducia si conquista la pace.

Quando sono rientrato in Italia qualcuno mi ha domandato perché ho trascorso le feste di Natale e Capodanno in Afghanistan; a volte evado la risposta.
Per molti  è impossibile capire come una simile esperienza sia come una grazia, senza prezzo.

1 commento:

  1. Grazie Annarita per i tuoi apprezzamenti. Quando intervisto i "nostri" ragazzi faccio loro due domande: se hanno mai avuto paura e cosa farebbero se potessero rincominciare. Con sfumature diverse rispondono tutti nello stesso modo; la vita in comune, la condivisone dei disagi e dei rischi non lasciano spazio a forzature e generano affetti, sentimenti e amicizie che il tempo non logora, anzi rafforza. Per necessità o per comodità è possibile tollerare un lavoro monotono ma non si può fare il militare di professione se non si è convinti e coscienti della propria scelta. Del resto chi sceglie, assumendosi i rischi della scelta, ha sempre un qualcosa in più.
    Le ragazze però sono quelle che mi colpiscono di più... riescono a conservare fascino e femminilità anche con la tenuta combat.

    RispondiElimina