Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

mercoledì 25 maggio 2011

L'IGNORANZA COME STRUMENTO POLITICO

  

La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
George Orwell

In provincia le cose sono più soft.
Il qualunquismo piccolo borghese, l'indifferenza e soprattutto la mancanza di senso civico che alimentano le piccole mafie di provincia (io non mi impiccio!) trasformano in normalità scandali, soprusi, corruzioni e atti di quotidiana miseria morale che dovrebbero far inorridire solo a concepirli.
Il partito dell'io non mi impiccio - che non scende mai in piazza se non per le processioni religiose e non  protesta mai neppure quando costruiscono alla chetichella una discarica di rifiuti tossici sotto casa o un inceneritore dietro la scuola elementare - in realtà è ben impicciato in un deprimente commercio di voti scambiati con miseri favoritismi; qualche metro quadrato di marciapiede asfaltato nella contrada, la licenza edilizia per trasformare un deposito attrezzi in miniappartamento, godere di un percorso preferenziale per accorciare i tempi di una visita medica specialistica, ottenere una licenza commerciale dovuta ma scomparsa nei faldoni dell'amministrazione. Se poi il nostro indifferente che non si impiccia ha conglobato qualche manciata di voti per il suo referente politico, girando casa per casa promettendo e trafficando, può aspirare ad un piccolo appalto o a un posto di lavoro per la propria prole che per tutta la vita farà finta di lavorare, felice e soddisfatta, in un'azienda dei trasporti locali o alla ASL.
Mentre scrivo mi vengono in mente decine di episodi che a un reduce metropolitano non passano inosservati, come per esempio quella donna  griffata e addobbata come un albero di natale che a bordo del suo arrogante SUV, rigorosamente nero e con i vetri oscurati, si presenta nei negozi pretendendo nel migliore dei casi sconti che sembrano estorsioni, oppure uscendo a mani piene con una vaga promessa di pagamento. La mancanza di pudore per questo comportamento le giunge dal ruolo di presunto potere del marito che in realtà è un personaggio del sottobosco politico senza arte ne parte e la cui unica capacità è quella di attivare forme di ricatto paragonabili al pizzo, che gli permettono di fare una vita ben al disopra delle righe e soprattutto del suo reddito dichiarato.
Il marito di questa signora ha però un certo stile ed insieme ad un suo degno compare gira sistematicamente i locali - bar, ristoranti, pub - senza neppure porsi il problema di pagare il conto.
Di giorno questi gaglioffi si uniscono a certi  funzionari loro pari che nelle macellerie e nelle pescherie fanno una spesa che con quella proletaria dei centri sociali ha in comune solo il conto non pagato; la differenza è che  il negoziante in questo caso invece di rivolgersi alla polizia sorride obtorto collo, mentre consegna la merce a questi mascalzoni in grisaglia gessata, in cambio di presunti o possibili favori futuri.
Durante le elezioni amministrative qui nella profonda provincia emerge una formidabile capacità organizzativa che, se solo fosse utilizzata in minime percentuali nel corso dell'esercizio amministrativo degli enti locali, trasformerebbe d'incanto intere regioni in un miracolo di efficienza e di benessere diffuso.
Ma invece non è così.
Ascoltavo un comizio per le elezioni amministrative di uno squallido personaggio abilmente sopravvissuto alla deflagrazione della DC che, in un'oratoria clonata dalla macchietta del politico di Albanese, paragonava le capacità della sua corrente politica agli arti muscolosi di un'atleta cresciuti nell'armonia di azioni giuste ed equilibrate. Una similitudine calzante, perché, se proprio si volesse paragonare la sua corrente politica ad una figura antropomorfa i personaggi che la guidano rappresenterebbero la parte finale dello sfintere anale con tutti gli annessi conseguenti.

Il reduce metropolitano scopre così che esistono sin dal dopo guerra (e lui intende la 2a Guerra Mondiale!) solide dinastie di amministratori comunali e provinciali letteralmente incollate alle poltrone ed i cui cognomi nel corso dei decenni sono proliferati in tutte le aree di governo e di controllo o per lo meno all'interno dello smisurato esercito di dipendenti della Pubblica Amministrazione, tanto vasta quanto inefficiente.

Pensare che questo atteggiamento sia una prerogativa solo di alcuni dei numerosi schieramenti politici è come essere convinti che l'uomo è immortale.

Partitini o partitoni dello sgangherato arco costituzionale sono tutti li, pronti a lucidare la forchetta con cui spolpare il comune, la provincia, la regione o inefficienti e costose agenzie per l'energia, l'ambiente, il turismo, il lavoro, l'agricoltura, la salute... agenzie che in realtà servono solo a sminuzzare una torta sempre più rancida.
Questo esercito di non mi impiccio plaude o si incazza se l'AGICOM multa le emittenti televisive che in stile minculpop o kgb  hanno mandato in onda l'inquietante figura impomatata e plasticosa di un leader in vertiginoso declino; ma questo stesso esercito di ignoranti tollera che le emittenti locali durante le elezioni amministrative facciano di peggio perché non impicciarsi è meglio ed un passaggio in TV può sempre tornare utile, se non altro per dire in diretta quattro cazzate sul calcio e farsi così belli al bar o al posto di lavoro.

La macchina delle elezioni, quando finisce la tornata elettorale, tiene in vita al regime minimo emittenti famigliari e parrocchiali che producono telegiornali spazzatura o abominevoli programmi di calcio e che nei giorni di campagna elettorale si sperticano  ad inventare servizi insostenibili, fottendosene non tanto della par condicio ma della totale mancanza di dignità, per giustificare in studio presenze di ras di paese che è difficile capire come abbiano fatto a sedere in Parlamento.
Queste emittenti ricche di lustrini ed ignoranza hanno copiato Sua Emittenza ma solo peggiorando - se mai fosse possibile - ulteriormente la qualità dei programmi ma incapaci di raccogliere sul libero mercato pubblicitario le somme necessarie per la sopravvivenza dell'impresa vivono perché sostenute da ras politici di tutte le dimensioni, da imprenditori della sanità o gestori di discariche, insomma dalla grande consorteria degli amici del quartierino, quella che crisi o non crisi sa sempre far affluire i soldi pubblici nelle proprie tasche.
Ma anche lo Stato ha le sue colpe. La legge sull'editoria nata per sostenere con la scusa della libera informazione inutili fogli di partito, come l'ormai famigerato Il Campanile della famiglia Mastella, alimenta anche le tv locali che producono risibili ed inutili servizi di informazione.
Tanto per fare qualche esempio Libero ma anche il quotidiano Roma dell'onorevole Italo Bocchino ed il quotidiano Liberazione  dell'ormai scomparso Partito della Rifondazione Comunista sono sostenuti e finanziati da tutti noi, così come molti altri quotidiani sconosciuti quanto inutili e la totalità delle emittenti radiotelevisive locali che producono, salvo qualche rara eccezione, pseudo informazione.

Insomma, per essere chiari, quando facendo zapping incappate in qualche brutto telegiornale locale, spesso gestito da clan famigliari, sappiate che gli stipendi di quella famiglia li paghiamo tutti noi.
Con queste premesse quale cambiamento possiamo attenderci?
(Antoine Khan)








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