Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

venerdì 25 novembre 2011

RISANARE L'ITALIA

 

Pubblico questo post che in realtà non mi stupisce più di tanto, per due motivi: il primo è che la diffusione dell'odio e dell'intolleranza crea consensi tra chi affida ad enti alieni il suo cervello, come la storia purtroppo insegna. Il secondo che da un personaggio che quando era Ministro della Giustizia corse all'aeroporto di Ciampino (volo di stato?!) ad accogliere una terrorista condannata per concorso in omicidio con un mazzo di fiori rossi in mano c'è da aspettarsi ben altro. Se vogliamo risanare l'italia incominciamo a porre uno sbarramento del 7% sui risultati elettorali. Comunque vi invito a leggere e a meditare.

originale postato da:

http://www.iljester.it/la-vergogna-della-candidatura-di-bassam-saleh.html

Ho scoperto la notizia nel blog di LiberaliPerIsraele. Ignoravo che qualche partito pazzoide e ignorante italiano potesse candidare alle europee un personaggio come Bassan Saleh. Quando ho letto l’articolo di LiberaliPerIsraele, incuriosito, sono andato a vedere il video e allora ho capito le parole del blogger: la vergogna che ha provato nel sentire le falsità e le spaventose assurdità di questo personaggio; la stessa vergogna che ho provato anche io. E con la vergogna, la rabbia data dal fatto che a candidarlo è un partito italiano, benché pateticamente nostalgico e comunista (ma del resto cosa ci si può aspettare da chi crede ancora che Stalin è un santo e il comunismo è una cosa buona?).
L’intervista è scioccante ed è talmente piena di arroganza e falsità, che a un certo punto mi stava assalendo un senso di nausea. Il personaggio politico praticamente ha iniziato ad accusare Israele, definendo il suo esercito un esercito di occupazione, e il suo governo, un governo razzista che sta preparando una guerra contro i palestinesi o contro tutti. Ma non solo, ha accusato il governo italiano di aver disertato o di disertare Durban 2, negando che si potessero fare accuse antisemite alla Conferenza. Cosa che invece è puntualmente avvenuta, grazie all’amico Ahmanidejad, il quale auspica tuttora la scomparsa di Israele dalle carte geografiche.
Se questo non è estremismo, poco ci manca. E il bello è che sarà estremismo e distorcimento della verità che verranno portati in Europa, e dunque in casa nostra, grazie a personaggi come Diliberto, il quale avrebbe dovuto riflettere in modo molto più approfondito sulle candidature del suo misero partitino senza arte né parte. Altro che veline e velonze! Le preferisco di gran lunga a questi ambigui personaggi che tramite uno scranno da 30.000 euro al mese e un partito che fomenta un’ideologia estremistica morta e sepolta, portano in UE falsità, accuse e inganni contro l’unico paese democratico del medioriente: Israele, continuamente subissato e attaccato dagli estremisti islamici, che vogliono la sua scomparsa e la sua cancellazione dalle carte.
E’ necessario assolutamente fare una campagna di informazione e di invito ai cittadini italiani (di destra o di sinistra) di non votare assolutamente questo personaggio, la cui azione politica non farebbe altro che incrementare le bugie e le cattiverie contro Israele, il quale ogni giorno combatte una lotta per sopravvivere nella terra dei suoi padri. Perché quella terra è di Israele, come l’Italia è degli italiani. Se i palestinesi lagnosi vogliono vivere in pace con Israele, se ne rimangano a Gaza e inizino a rimboccarsi le maniche per costruire uno Stato democratico, capace di garantire il benessere della popolazione, anziché fare la guerra a uno Stato che vuole solo vivere in pace.
Per ovvie ragioni non vi posto il video. Se volete vederlo, è sufficiente che digitiate su Google il nome del candidato dei comunisti e per magia vi apparirà al primo posto. Se credete nella libertà e nella democrazia, vi accorgerete ben presto della pesantezza delle parole d’accusa di questo illustre sconosciuto.
 

giovedì 17 novembre 2011

IL BRUTTO ANATROCCOLO


Vi ricordate la fiaba di H. C. Andersen "Il brutto anatroccolo"? 
Bene, se non la ricordate è perché nessuno ve l’ha mai letta e mi dispiace per voi, potrebbe essere la prova palese che avete trascorso un'infanzia infelice, abbandonati dai vostri genitori davanti alle coglionate della TV.  
Comunque sia, la storia del brutto anatroccolo, biasimato e deriso dalla comunità di anatre starnazzanti in cui viveva, che poi da adulto scopre di essere un bellissimo cigno dal portamento regale, è la parafrasi della storia del cacciabombardiere leggero AMX Ghibli, progettato da un consorzio italo brasiliano verso la fine degli anni 70. La storia di questo aeroplano è stata travagliata sin dall'inizio, era del resto la prima volta che dopo la storia del Fiat G91 l'industria aeronautica italiana si cimentava su un progetto così complesso e in qualche modo audace.
Durante il quinto volo di collaudo del prototipo, dopo solo tre minuti dal decollo da Torino Caselle e carico di carburante, il pilota collaudatore Manlio Quarantelli, 57 anni, moglie e tre figli, pilota collaudatore con ottomila ore di volo alle spalle – un vero manico come si dice in gergo aviatorio -  per evitare  una strage controlla con coraggio e freddezza l'aereo entrato in avaria, riuscendo a scansare i fili dell'alta tensione, una cascina e la tangenziale di Torino colma di traffico. Mentre l'aereo spanciava contro un filare di alberi il pilota azionò il seggiolino eiettabile, la cui carica esplosiva lo scaraventò, dopo aver sfondato il plexiglass corazzato spesso tre centimetri, ad una ottantina di metri dalla carcassa dell' Amx che si era incendiato. Quarantelli morì pochi giorni dopo per le ustioni e le fratture riportate.
Negli anni successivi una volta che l’aereo era entrato nei reparti di volo, numerosi altri incidenti causarono la morte di altri piloti ed il conseguente intervento della onnisciente magistratura che portò al blocco dei voli di questo aereo e che avviò un'indagine contro Alenia (la società del Gruppo Finmeccanica che aveva assorbito il progetto Aermacchi-Aeritalia-Embraer) mandandone a giudizio alcuni dirigenti per inadempimento nella fornitura e per frode. Nel 2004 dopo un'ulteriore messa a terra del velivolo da parte della magistratura sarda, che ne aveva “identificato” anomalie strutturali, l’allora Sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli, già over 60, passò la visita medico legale per compiere un volo dimostrativo su un AMX biposto presso il Reparto Sperimentale Volo di Vigna di Valle. Un atto simbolico, certamente, ma la storia dell’uomo ed il suo progresso è, per fortuna di tutti noi, piena di atti simbolici.
Eppure nonostante questi precedenti i piloti che ci hanno volato e ci volano sono soddisfatti della loro “macchina” di cui parlano con toni che sconfinano nell’affetto, confortati anche dai risultati della guerra contro la Serbia in cui gli AMX fecero la loro parte, sfuggendo a innumerevoli lanci di missili SAM serbi e riportando sempre a casa i piloti che, con il criticato aereo fecero la loro parte, colpendo con la dovuta precisione gli obiettivi assegnati; naturalmente nel più totale silenzio stampa e forse con il fastidio di alcuni.
La realtà è che questo aereo è stato costruito in Italia in meno di duecento esemplari, più o meno il numero degli F16 di preserie costruiti dalla General Dynamics che ne sfornò in seguito più di 5000 esemplari continuamente affinati e sviluppati, come è prassi dell’industria aeronautica. Gli F16 sono stati venduti in tutto il mondo e saranno ancora in linea per altri trent’anni, per inciso sono tuttora imbattuti in tutti gli innumerevoli scontri aerei e nelle azioni di attacco a cui hanno partecipato. Ma anche l'F16 - come del resto i Mirage, i MiG 29 ed i Sukhoi Su27 - ha avuto una gestazione difficile con un rateo di incidenti iniziali superiori a quello dell’AMX perché progettare un aereo militare e portarlo a livello di combat ready non è come costruire una lavatrice o un'utilitaria con lo stereo ed i sedili in finta pelle. Certo che se invece dei governicoli che si sono succeduti in italia dal 1977 ad oggi avessimo avuto un quinto (in termini qualitativi) dei governi francesi o americani, anche noi avremmo venduto i nostri AMX come noccioline, come loro hanno venduto i loro Mirage ed F16, facendo lavorare per decenni migliaia di tecnici e lavoratori super qualificati, rimpinguando le casse dello Stato e rafforzandone la politica estera.
Ma anche il brutto anatroccolo AMX, dopo tante peripezie ha assunto le sembianze di un cigno, nonostante la scia di polemiche sostenute dall’ignoranza su tutto ciò che è militare e che vola che caratterizza la stampa generalista nazionale. E’ una notizia solo apparentemente minore quella di due giorni fa e, poiché non tratta di calcio e di gossip, è “sfuggita” alla stampa “ufficiale”. 
 

Dal 7 novembre del 2009 ad oggi l’AMX si è riscattato alla grande, anzi, si riscatta quotidianamente, volando sopra l'Afghanistan all'interno del Task Group “Black Cats” della Joint Air Task Force (JATF) del Regional Command – West, adesso sotto il comando della Brigata Sassari.
In questo arco di tempo quello che era il  brutto anatroccolo AMX, vola continuamente e con successo sopra l'Afghanistan, riportando sempre i piloti a casa ed il carniere pieno di fotografie e rilevamenti sensoriali. Infatti in questo teatro la missione principale dei Black Cats è quella della ricognizione sensoriale, mentre quella di CAS (Close Air Support, in termini grevi: sparare da bassa quota sui “cattivi”) pur essendo possibile è considerata una soluzione estrema ed affidata al solo cannone Vulcan da 20 mm con cui sono comunque armati.
I Black Cats, basati su un dispositivo di quattro AMX condotti da piloti del 51° Stormo di Istrana, del 32° Stormo di Amendola e tenuti in efficienza dai  tecnici del  3° Reparto Manutenzione Velivoli con base a Treviso, hanno compiuto più di 1.500 sortite e ben 4.000 ore di volo con oltre 3.700 ricognizioni su vari siti producendo circa 41.000 fotografie digitali ad altissima risoluzione, tutte esaminate nei minimi particolari dagli occhi esperti degli analisti dell’intelligence e archiviate secondo complessi sistemi di ricerca. Infatti la caratteristica del POD AN/AAQ-28 Litening II di cui sono dotati, sviluppato negli USA dalla Northrop-Grumman su un progetto della Rafael israeliana, è quella di scattare in sequenza 24 fotografie multi banda al secondo e non filmati video, come per esempio quelli realizzati dai Predator, che permettono attraverso sofisticati algoritmi di individuare tracce altrimenti invisibili ad altri sistemi di ricognizione, calcolando anche le curve di livello dei territori sorvolati. Il POD Litening II può essere utilizzato anche come illuminatore per le così dette bombe intelligenti a guida laser e, soprattutto, permette di inviare in tempo reale le immagini alle truppe a terra di ISAF che le possono visualizzare su uno speciale computer portatile di cui sono dotate. L’importanza di questa complessa attività è ben conosciuta da reparti francesi, americani e naturalmente italiani che hanno evitato agguati e imboscate o di finire su trappole di IED grazie all'opera dei Black Cats. Anche numerosi ed ignari civili afghani hanno beneficiato di questa attività, evitando di saltare in aria sugli IED che gli insorgenti disseminano ad arte lungo le arterie afghane, senza curarsi troppo di chi per primo ci passa sopra.  

L’AMX è il velivolo perfetto per le così dette guerre asimmetriche: il suo motore è un turbo fan senza il post bruciatore e quindi ha una traccia IR bassa, consuma poco e può restare in volo per molto tempo senza necessità di rifornimento in volo, tra l’altro possibile. È maneggevole, buon incassatore, i sistemi di ricognizione e le armi da guerre stellari sono agganciate al velivolo e come tali facilmente revisionabili e sostituibili e la sua struttura meccanica è realizzata secondo criteri consolidati. I tecnici dell’Aeronautica Militare hanno imparato a conoscerlo e ne hanno sviluppato sul campo, nonostante i pochi esemplari costruiti, le possibilità e scoperto i limiti.  È un loro merito se i piloti sono riusciti a volare per 4000 ore con l’AMX nelle condizioni ambientali di un territorio come l'Afghanistan, senza incidenti o anomalie di rilievo. E’ il risultato dell'impegno e della professionalità di quell'Italia silenziosa ed efficiente che fa, così bene e senza applausi, il proprio dovere al punto tale che è riuscita a ridare la dignità del cigno (ma sarebbe più giusto dire dell’aquila) al vituperato brutto anatroccolo.





mercoledì 16 novembre 2011

VINCITORI E VINTI




Spiegatemi cosa c'era da festeggiare l'altra sera davanti al Quirinale: era come ridere e mangiare popcorn al funerale dei propri genitori. Perché le spoglie l'altra sera c'erano e non erano quelle di Berlusconi, ma quelle della Politica in quanto tale che rinunciando al suo ruolo primario ha preferito consegnare i problemi della nostra nazione ad un'entità aliena chiamata "governo tecnico". Per dirla con termini più semplici è un gesto che nel mondo commerciale (quindi nel mondo reale) equivale alla consegna dei libri contabili al tribunale fallimentare per cercare di nascondere, giocando d'anticipo, i falsi in bilancio e la conseguente bancarotta. In pratica la casta (governo ed opposizione) che occupa il Parlamento  ha candidamente dichiarato che non riesce più a governare e per risolvere il problema si è rivolta a dei personaggi genericamente definiti tecnici ma in realtà, fatto salva qualche eccezione, non sono altro che dei boiardi di stato o vecchi tromboni dell'amministrazione pubblica con il cervello perennemente spento o concentrato sui regolamenti di servizio. Questi pseudo salvatori della patria, senza essere eletti dal popolo, saranno strapagati per stare al governo il giusto tempo per meritarsi il vitalizio che di legge spetta ai ministri ed ai membri di governo. In realtà si sa già che non risolveranno nulla se non ricostituire, per gratitudine verso chi li ha così ben gratificati,  le condizioni ideali per il prossimo assalto legalizzato ai privilegi di un potere becero e cialtrone.  A questo punto verrebbe spontaneo domandarsi chi abbiamo pagato per decenni se, oltre alla gran quantità di manigoldi e incapaci che siedono al Parlamento scelti dalle cupole dei partiti,  abbiamo anche alimentato quella smisurata, vorace e costosa banda di portaborse e consulenti che non è stata in grado di risolvere "tecnicamente"  quello che la "Politica" dovrebbe risolvere per mandato popolare e giuramento. Poi personalmente non capisco questa differenza tra "tecnico" e "politico" che messa in questi termini è la palese ammissione che i politici sanno solo inciuciare sui fatti loro fregandosene altamente degli aspetti "tecnici" del loro mandato, che poi equivarrebbero al concetto di "buon governo".
La folla festante davanti al Quirinale ha rappresentato a mio avviso qualcosa di funereo che avvolge ormai la salma di un Paese senza un progetto politico comune, ancora diviso dall'odio della guerra civile  che sino alla fine degli anni quaranta ha imperversato in Italia, con frange omicide che si sono protratte sino alla caduta del muro di Berlino. L'Italia di oggi è un Paese in mano ai poteri di partiti e partitini spesso "personali e famigliari"  e ad una galassia di sigle sindacali che fanno solo i loro interessi.  Gli investitori stranieri stanno fuggendo via e anche la nostra industria, per salvare se stessa, sta smantellando i propri insediamenti industriali mentre una malavita diffusa, organizzata come una holding finanziaria, sta occupando giorno dopo giorno gli spazi lasciati liberi da una politica dello sfascio e della corruzione.
Spiegatemi quindi cosa c'è da gioire, se per allontanare un governo ormai in caduta libera e privo del sostegno popolare, invece di utilizzare gli strumenti propri della Democrazia si è dovuti  ricorrere a quello che di fatto è un processo anomalo che non sembra poi così distante dal peggior modo di fare politica, quella  con la "p" minuscola.



giovedì 27 ottobre 2011

ANTONELLO TIRACCHIA E' POLITICAMENTE SCORRETTO!: FATTI E NON PAROLE

ANTONELLO TIRACCHIA E' POLITICAMENTE SCORRETTO!: FATTI E NON PAROLE
TACTICAL NEWS MAGAZINE

FATTI E NON PAROLE


Ieri, 26 ottobre, alle 11 di mattina  ho postato sulla fanpage di Tactical News Magazine e sulla mia personale un pezzo sul gesto del Generale Leonardo Tricarico che ha restituito alla Francia la Légion d'Honneur. Il pezzo ha scatenato una serie di commenti, alcuni piuttosto salaci che mi hanno costretto, in quanto uno degli amministratori della fanpage di TNM, a postare un altro intervento per moderare i toni. Dopo 17 ore dalla loro pubblicazione i due post, come si può constatare dalle due capture screen allegate avevano totalizzato:

28.592 visitatori
287 gradimenti
117 commenti
a cui vanno aggiunti i visitatori ed i commenti
sulla mia fanpage e quelli di ben
 125 shares
 
(fare click sulle pagine per ingrandirle)


martedì 18 ottobre 2011

DEDICATO A CHI ORMAI E' VOLATO/A VIA

FUNERAL BLUES (Wystan Hugh Auden)

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent he dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message s-He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

s-He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.

The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood;
For nothing now can ever come to any good.



Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui-Lei È Morto/a,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.

Lui-Lei era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.

mercoledì 12 ottobre 2011

IL MARINANIO SPIEGO' LE VELE AL VENTO MA IL VENTO NON CAPI'.

Pubblico questa email che gira sulla rete e che mi è stata inviata da un mio amico a cui "rubo" il titolo peraltro bellissimo; l'emendamento del sen. D'Alia che è talmente chiara che non merita commenti e che vi invito a diffondere. Mi fa però nascere una domanda: quali sono gli interessi che spingono l'attivissimo senatore dell'UDC ad accanirsi contro la libera circolazione delle idee? 
Immagino che se avesse il coraggio di confidarceli potremmo conoscere il vero problema.

 
Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.L.733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet"; la prossima settimana Il testo approderà
alla Camera come articolo nr. 60.

Questo senatore NON fa neanche parte della maggioranza al Governo... il che la dice lunga sulle alleanze trasversali del disegno liberticida della Casta.

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog (o un profilo su fb, o altro sulla rete) a disobbedire o a ISTIGARE (cioè.. CRITICARE..??!) contro una legge che ritiene ingiusta, i providers DOVRANNO bloccarne il blog o il sito.

Questo provvedimento può far oscurare la visibilità di un sito in Italia ovunque si trovi, anche se è all'ESTERO; basta che il Ministro dell'Interno disponga con proprio decreto l'interruzione dell'attività del blogger, ordinandone il blocco ai fornitori di connettività alla rete internet. L'attività di filtraggio imposta
dovrebbe avvenire entro 24 ore; pena, per i provider, sanzioni da 50.000 a 250.000 euro.

Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni oltre aduna pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'ODIO (!) fra le classi sociali.
MORALE: questa legge può ripulire immediatamente tutti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta.

In pratica sarà possibile bloccare in Italia (come in Iran, in Birmania e in Cina) Facebook, Youtube e la rete da tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

ITALIA: l'unico Paese al mondo in cui una media company (Mediaset) ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni di euro di risarcimento.

Con questa legge non sarà più necessario, nulla sarà più di ostacolo anche in termini PREVENTIVI. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra meno di 60 giorni dovrà presenterà al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" con
leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni che finora non riusciva a dominare.

Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet, l'Italia prende a modello la Cina, la Birmania e l'Iran. Oggi gli UNICI media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati la rivista specializzata "Punto Informatico" e il blog di Grillo.

Fatela girare il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica la "democrazia" è un concetto VUOTO.

martedì 4 ottobre 2011

L'ITALIA E' UNA MA GLI IDIOTI SONO MOLTI



Il Presidente della Repubblica è istituzionalmente il custode della Costituzione, che sarà pure perfettibile, ma adesso è così e come tale va rispettata. Sento dire da molti che il Presidente ha avuto un passato "comunista" ma questo al momento è a mio avviso un fatto del tutto marginale perché il suo discorso sull’Unità d'Italia dove ha in qualche modo ricordato ai leghisti che si muovono ormai secondo schemi borderline, approfittando del vuoto di potere sia del Governo che dell’Opposizione, l'ha fatto in un contesto molto preciso ed attuale e su questi parametri va giudicato e soprattutto ascoltato.
Purtroppo l'Italia viene da un passato storico "anomalo" che ancora fa sentire i danni prodotti da scelte politiche che ancora si susseguono con un effetto domino.
La prima di queste anomalie è stato la firma dei Patti Lateranensi del 1929 che avrà pure posto fine alla "Questione Romana" ma che di fatto ha vanificato in parte gli ideali del Risorgimento, fondamentalmente laico, trasformando l'Italia in un paese confessionale dove l’ingerenza della “Religione di Stato” è tuttora presente negli apparati amministrativi, politici ed economici. Le altre due anomalie rigorosamente derivate dalla prima sono state la promulgazione delle leggi razziali che cementarono l'alleanza con la Germania nazista con un ruolo di sudditanza e la successiva catastrofica entrata in guerra.
Le guerre vanno evitate ma quando si dichiarano si devono avere concrete e ragionevoli possibilità di vincerle.
Altra anomalia è stata la fuga del Re Vittorio Emanuele III che all'alba del 9 settembre insieme al Primo Ministro il generale Pietro Badoglio abbandonò Roma e l’Italia, lasciando la nazione nel caos e permettendo così l'afflusso di nuove divisioni tedesche all'interno dell'Operazione Alarico; con tutti i bombardamenti, le morti, gli eccidi, le deportazioni e le distruzioni conseguenti a quell'atto di viltà. Le nostre vicende attuali sono ancora strettamente connessa a quella fuga che si è trasformata in una guerra civile il cui odio non si è ancora sopito e che in qualche modo ancora divide l'Italia. 
In un paese "normale" il Governo porta avanti i suoi progetti e le sue proposte all'interno di un progetto politico, culturale ed etico comune che istituzionalmente è identificato dalla figura del Presidente della Repubblica, il suo custode, e dalla Bandiera. L'Opposizione, sempre in un paese "normale" dovrebbe avere il ruolo proprio dei revisori dei conti, ossia assicurarsi che chi governa non esca fuori dalla linea del progetto comune e non paludare un vago e ambiguo rinnovamento con una ideologica rivoluzione strisciante. Ma in Italia non esiste un progetto condiviso e mi sorge il ragionevole dubbio che non ci sia nessun progetto "nazionale".
Se noi abbiamo oggi un governo retto da un Primo Ministro ormai privo di qualsiasi credibilità è un altro fatto anomalo che ha le sue radici profonde nella precedente breve escursione storica. Ma il nostro Primo Ministro  è in buona compagnia. Cito alcuni nomi, che certamente non sono i più rappresentativi ma sicuramente calzanti come  l’on. Antonio Di Pietro per esempio, che è anomalo quanto gli onorevoli Umberto Bossi, Pier Ferdinando Casini e Niki Vendola. Purtroppo non posso citare nessuno degli esponenti del PD perché nessuno ha capito che cosa veramente vogliono, probabilmente neppure loro, ed in questa endemica anomalia nazionale navigano ormai a vista. Quelli citati sono personaggi che seguono un loro disegno personale, lontani dalla realtà della Nazione, sostenuti da un malcontento popolare qualunquista che non ha il coraggio e la forza di guardare ai veri problemi che ci affliggono. Chiaramente non sono i soli anomali del nostro empireo politico, ripeto, li ho citati a caso, la lista è in realtà lunga, molto ma molto più lunga. Chi vive in provincia ha inoltre molte più possibilità di rendersi conto della pochezza della classe politica e della loro totale latitanza dalla volontà di lavorare ad un progetto comune, di fatto neppure proposto. Nelle situazioni di caos per individui privi di scrupoli e di concetti morali  l’arricchimento è molto più facile, così come il raggiungimento di posizioni sociali e direttive letteralmente rubate a chi ne avrebbe giustamente titolo.
In questo contesto ben venga la tirata di orecchie che il nostro Presidente della Repubblica ha dato alla casta del nord est che partita con grandi ambizioni si ritrova piena di evasori fiscali e collusa con le mafie meridionali che hanno riempito la Campania, la Puglia e l’Abruzzo e chi sa cos'altro di venefiche scorie industriali smaltite sottobanco e che si muove con lo stesso disinvolto nepotismo della peggiore DC dei tempi passati. Altro che Roma ladrona!

mercoledì 28 settembre 2011

ITALIA: UNA DEMOCRAZIA INCOMPIUTA


Ricopio e pubblico questo post ed il link pubblicati sulla sua pagina di FaceBook da un mio amico, anche lui paracadutista della Folgore. Il link allegato si riferisce alla fucilazione del giovane Franco Aschieri che ha scritto la lettera. Sono ancora in molti a rifiutarsi di chiamare "guerra civile" gli avvenimenti successivi all'8 settembre del '43 da cui molto lentamente viene a galla una verità scomoda. Pubblico tutto questo non per caldeggiare una posizione ma perché non si deve avere paura dei fantasmi del passato che ci possono aiutare a riflettere e capire cose rimosse dalla coscienza collettiva che ancora dividono l'Italia.
Il plotone di esecuzione era composto da militari italiani a cui gli americani affidavano sempre il lavoro sporco, come per esempio usare i prigionieri di guerra italiani per caricare le bombe sui B24 che dalla Tunisia raggiungevano le città italiane per bombardarle: nel periodo 8 settembre 43 aprile '45 le vittime civili dei bombardamenti rappresentano oltre il 95% del totale.  
Franco Aschieri è il giovane con i cappelli lunghi. 
Ai quei poveretti non è stato concesso neppure il "colpo di grazia" e sono morti lentamente. 
L'Italia continuerà ad essere disunita e socialmente debole sino a quando persisterà l'odio che continua a generare altro odio.


L' ULTIMA LETTERA DI FRANCO ASCHIERI ALLA MAMMA PRIMA DI ESSERE FUCILATO.

«Cara mamma, con l’animo pienamente sereno mi preparo a lasciare questa vita che per me è stata così breve e nello stesso tempo così piena e densa di esperienze e sensazioni. In questi ultimi momenti l’unico dolore per me è costituito dal pensiero di coloro che lascio e delle cose che non ho potuto portare a compimento. Ti prego, mamma, fai che il mio distacco da questa vita non sia accompagnato da lagrime, ma sia allietato dalla gioia serena di quegli animi eletti che sono consapevoli del significato di questo trapasso. Ieri, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto ed ho provato una sensazione che avevo già conosciuta da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento contro coloro che stanno per uccidermi perché so che non sono che degli strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita presente. Sappi mamma che non resti sola, perchè io resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finché non verrai a raggiungermi; perché sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame che ci univa su questa terra, più di quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello che unisce due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione. Sono certo che accoglierai la notizia con coraggio e voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò come tu hai aiutato me durante questa vita. In questo momento sono lì da te e ti bacio per l’ultima volta, e con te papà e tutti gli altri cari che lascio. Cara mamma termino la lettera perché il tempo dei condannati a morte è contato fino al secondo. Sono contento della morte che mi è destinata perché è una delle più belle, essendo legata ad un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito e della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la Giustizia non può che assegnare a noi. Viva il Fascismo. Viva l’Europa. Franco»

Da notare... 1944 e come si firma questo ragazzo di 18 anni?

"Viva l’Europa. Franco"

martedì 13 settembre 2011

PANTA RHEI OS POTAMOS


(Tutto scorre come un fiume)
 
Utilizzo il blog per diffondere un messaggio  originariamente dedicato agli iscritti alla fanpage del Gruppo Nuovo Senso Civico su facebooK, che mi hanno scritto chiedendomi il perché della mia lunga assenza dall'impegno attivo sul fronte ambientalista e civile. Ho così deciso di estendere il messaggio anche ai tanti lettori del blog che mi hanno conosciuto durante la lotta contro il Centro Oli di Ortona. 
Con l'occasione  ringrazio tutti. 

Gentili Amici, ricevo molte richieste di adesione a questo Gruppo e, per eliminare qualsiasi dubbio sulla mancata risposta,  ho deciso di scrivervi.
Questa fanpage è stata da me aperta quando il movimento Nuovo Senso Civico non era ancora stato ufficialmente fondato. Solo in seguito, con un Atto Pubblico Ufficiale, venne costituito da me, da Alessandro Lanci e Diana D’Orsogna. Io fui nominato Presidente.  Il movimento era nato perché per puro caso venni a conoscenza del progetto per l’ormai famigerato e per ora defunto Centro Oli di Ortona. Avevo realizzato, di mia iniziativa ed interamente a mie spese, il documentario "Il Ritorno di Attila" che ha avuto la forza di smuovere la coscienza "civile" di molti cittadini abruzzesi. Insieme a Diana D’Orsogna ed a pochi altri amici, coordinati dalla indiscutibile capacità organizzativa di Alessandro Lanci,  abbiamo iniziato un tour di proiezioni ed incontri nelle province di Chieti, Pescara e Teramo che sono durati più di un anno. Durante questi incontri, totalmente autofinanziati, distribuivamo il DVD dietro un “obolo” di 2 euro, che ripagavano a malapena i costi vivi di duplicazione e stampa che ammontavano a circa 1,80 euro a copia e non certo i costi di produzione ben più alti; i soli diritti SIAE, che furono pagati da una simpatizzante, se ben ricordo ammontavano a circa 1000 euro. Quel DVD ha generato tutta una serie di iniziative, la più importante delle quali è stata la raccolta delle firme di cui ho redatto il testo (50 mila per l‘esattezza, già protocollate ed inviate a chi di dovere). Raccolta che fu inaugurata alla fiera dell’Agricoltura di Lanciano nell’Aprile del 2009, grazie alla disponibilità ed al coraggio dell’ex sindaco Filippo Paolini che ci fece da testimonial e dell’allora presidente dell'Ente Fiera Donato Di Fonzo che ci mise gratuitamente a disposizione uno stand inimicandosi quelli che allora erano i dirigenti del "suo" partito; in particolare modo l’assessore Mauro Febo, noto per la truculenta insensibilità ambientale,  con cui, proprio alla Fiera, io ed Alessandro Lanci, avemmo uno scontro dialettico piuttosto acceso. Purtroppo questa iperattività del Movimento ha creato malumori ed invidie tra molti ambientalisti “storici” e di “professione” e così NSC invece di unire ha evidenziato la pochezza se non proprio la malafede di alcuni. Dal novembre del 2009 ho ripreso a dedicarmi alla mia professione – che avevo totalmente trascurata per dedicarmi a tempo pieno alla battaglia contro il Centro Oli – e non sono più di fatto presidente da più di un anno e dal giugno scorso anche sotto il profilo formale. Questo perché sono in totale dissenso con chi attualmente governa il movimento stesso che, invece di fare una campagna per aggregare nuovi iscritti, allargando la base ed i consensi e trovando così nuove energie e nuovo “dirigenti” si è arroccato su posizioni personali e disegni politici che erano e dovrebbero essere tenuti fuori da un movimento che era nato come “spontaneo” e “indipendente” e che dovrebbe trovare nella trasversalità la sua forza. Durante uno dei tanti scontri dialettici con esponenti dell’ambientalismo “autoreferenziante” appellai un’esponente, a cui avevamo più di una volta offerto spazi televisivi anche a livello nazionale ed io personalmente grande visibilità in innumerevoli altre occasioni, come afflitta da “priapismo mediatico”. Purtroppo devo riconoscere che questo morbo che spesso attanaglia gli arrivisti ed i presuntuosi non è ancora stato debellato, neppure all’interno di NSC. Questo è il vero ed unico motivo di distacco da quella che di fatto è stata una mia creazione. Pertanto vorrei chiudere la fanpage ma non lo posso fare perché è direttamente collegata al mio sito su fB e ne mi va di continuare ad espormi in una battaglia che, dal mio punto di vista ed alla luce dei fatti, non è da me condivisibile per i modi con cui viene portata avanti, essendo diventata, per alcuni, un trampolino di lancio verso un avvenire politico secondo schemi mummificati e per altri una dose di viagra mediatico per rivivere vecchie passioni.
Antonello Tiracchia

lunedì 29 agosto 2011

SOTTO IL CIELO DI BAKWA

 
Foto Leonardo Arenare

Sono le 2 di questa mattina del 3 agosto, ora afghana, le 23.30 in Italia del 2 agosto.  Sono sdraiato su una brandina da campo e guardo il cielo che sovrasta il deserto intorno a Bakwa. Un cielo incredibilmente luminoso, come ormai in Italia non è più possibile vedere per l’inquinamento atmosferico e luminoso. I ragazzi del 2° Plotone della XIV Compagnia Pantere del 186° Rgt. Paracadutisti dormono nelle brandine affiancate alla mia, oppure guardano il cielo come me, solo i due gunner di turno sono realmente svegli, alla ralla, e controllano il loro settore di tiro con le camere termiche. I due Lince ronfano sornioni, a bordo ci sono così tanti apparati che non è possibile spegnere il motore. Ci sono 32 gradi di temperatura, non c’è umidità, solo una brezza leggera. Intorno a noi, ma lontani, sono disseminati secondo schemi precisi, almeno altri 10 VTLM Lince e altrettanti pick up dell’Afghanistan National Army e alcuni altri dell’ANP, la polizia. 
 Foto Giuseppe Lami
Sopra di noi c’è un Predator della nostra Aeronautica Militare, invisibile e silenzioso, che fa la sentinella con le sue diavolerie elettroniche. Con i binocoli per la visione notturna si vede chiaramente il suo raggio laser che sembra generato dalle stelle e che scansiona il terreno. È una visione inquietante anche se è il nostro angelo custode.
Resterà in volo tutta la notte e ci accompagnerà durante l’attività di search; a centinaia di chilometri di distanza ad Herat almeno 4 uomini pilotano ed analizzano la moltitudine di dati raccolti da questo strano aereo senza pilota e sono pronti a riferire al nostro TOC ogni minimo cambiamento della situazione tattica intorno a noi.
Alle 4.30 l’intero dispositivo si mette in moto, dividendosi in due gruppi. Gli scherzi e l’allegria della notte all’addiaccio non ci sono più. Tutto funziona secondo schemi collaudati.  Il mio dispositivo raggiunge, muovendosi velocemente in fuoristrada,  il nostro primo obiettivo, un compound isolato. Lo scopo dell’operazione è raccogliere informazioni e individuare alcuni talebani che l’intelligence ritiene usino questi piccoli villaggi come base. In prossimità dell’obiettivo alcuni i Lince si allargano a ventaglio ed in pochi minuti il piccolo complesso di case è, come si dice nel linguaggio militare, cinturato. La grande distesa di questa valle è piatta come un biliardo, i tiratori scelti e gli uomini in ralla costituiscono uno sbarramento reale per chi vuole scappare dal villaggio o per chi vuole entrarci o solo avvicinarsi. Sono dentro un’operazione militare vera, i colpi in canna sono veri, il caldo è vero ed anche la tensione, che mette in circolo l’adrenalina, è vera; lo vedi dagli occhi di questi ragazzi, non battono le palpebre, sono ben aperti e si capisce che sanno bene ciò che sta accadendo. Sono il quinto passeggero del Lince e mi muovo letteralmente incollato al comandante il mio plotone, il maresciallo Gabriele Pinna, detto teschio; è un mezzofondista appena può si fa qualche chilometro di corsa, dentro la base, giusto per tenersi in forma! 
Abbiamo avuto un ordine tassativo  “…potete venire solo rispettando gli ordini dei comandanti a cui siete stati assegnati!”. Per me ed il mio collega Giuseppe Lami va benissimo, sappiamo che siamo i primi reporter civili ad essere qui e seguire un’operazione simile, ci riteniamo dei privilegiati. Poco distante da me c’è Leonardo Arenare, il combat-cam del Reggimento, ha la reflex ma anche il 70/90 e tutto il resto dell’armamentario di un fuciliere paracadutista, ma rispetto agli altri si muove con maggiore indipendenza. Cerco di imitarlo e pian piano il comandante del plotone mi lascia maggiore autonomia, si fida, ha visto che rispetto le regole basi di un’operazione militare. Quando c’è qualche cosa che non devo riprendere, per non offendere gli abitanti di questo piccolo angolo di mondo, mi lancia uno sguardo e fa passare la mano davanti alla gola: vuol dire taglia, lascia perdere. Tutto si svolge con grande calma, i rappresentanti dell’esercito e della polizia afghana sono loro che fanno le domande, sono loro che entrano nei locali, ma è comunque un’irruzione e può succedere di tutto. I nostri controllano, sono pronti ad intervenire. Con il comandante afghano c’è il suo mentor, è del San Marco, si lanciano spesso sguardi di intesa oppure parlano tra di loro a bassa voce, direttamente in inglese o con l’interprete, in mimetica anche lui ma senza stellette e patch, il viso è parzialmente coperto da una kefiah.
Andiamo avanti per ore, compound dopo compound. A metà giornata rientriamo alla base scortati da due Apache americani, siamo provati dalla fatica e dai 50° di temperatura esterna, dalla tensione e dalla complessità dell’operazione. Non è stato sparato neanche un colpo, non c’è stato nessun episodio sgradevole, gli afghani hanno arrestato alcuni presunti insorgenti e la nostra task force ha effettuato numerosi controlli biometrici e raccolto ulteriori informazioni. Una volta dentro la FOB Lavaredo la tensione è ormai calata, i ragazzi non perdono tempo, svuotano il Lince, rassettano armi ed equipaggiamento mentre i comandanti di plotone ed i comandanti di squadra vanno a rapporto dal giovane capitano Salvatore Piazza che comanda la compagnia. Io e il mio collega Giusepe Lami, che era nell’altra task force, raggiungiamo la nostra tenda e ci togliamo l’elmetto e la pesante vest con le piastre di protezione balistica. Poi, dopo una rapida visita al container delle docce ci mettiamo al lavoro, a Bakwa c’è una linea wifire satellitare, possiamo spedire foto e pubblicare questo post sulla front page di TNM.
Antonello Tiracchia*, Bakwa, FOB Lavaredo - 3 agosto 2011 
*Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan



Questi due post sono stati inseriti sulla front page di Tactical News Magazine rispettivamente il 3 agosto (commento) e 8 agosto (album fotografico) ed hanno totalizzato 18.188 visualizzazioni.

lunedì 22 agosto 2011

STORIE DA UN ALTRO MONDO

 La nostra è stata una nazione di migranti che una volta inseriti nella vita sociale dei paesi che gli hanno accolti hanno saputo ricambiare con dignità ed onore la fiducia e la possibilità per una vita migliore, come questo ragazzo italo americano, un vero Eroe negli USA. Non dovremmo dimenticarlo quando qualcuno alla frontiera ci chiede aiuto ed asilo
Questo post è tratto dal sito di TACTICAL NEWS MAGAZINE e racconta la storia del sergente paracadutista italo-americano Salvatore Giunta, di origine siciliana,  il primo soldato Usa vivente a ricevere la Medaglia d'Onore dalla fine della Guerra del Vietnam.


Durante un'intervista televisiva alla domanda che cosa aveva provato nel ricevere la decorazione dal Presidente degli Stati uniti ha detto: "...da una parte è un grande onore, ma dall'altra il pensiero va inevitabilmente ai compagni che non sono più in vita". 


Giunta, della 173a brigata aerotrasportata, ha ricevuto la decorazione per avere salvato la vita a diversi compagni feriti quando il suo plotone cadde in una imboscata dei Talebani nell'ottobre 2007 in Afghanistan. Iuna delle più violente battaglie nella valle di Korengal, è riuscito da solo a resistere ad un assalto di decine di talebani. 25 anni, americano con origini italiane, si è guadagnato la medaglia nella valle di Korengal, provincia di Kunar, Afghanistan. Un posto molto vicino all' Inferno, infestato dai talebani.

I FATTI
È la notte del 25 ottobre 2007. Giunta è su un crinale, in coda a una fila di parà. Avanzano con cautela, ma finiscono comunque in una trappola. Ben preparata. Gli insorti si sono disposti a L, una manovra che se è eseguita correttamente permette di spazzare via un plotone intero. E i talebani ci provano aprendo un fuoco intenso puntando sulla metà della fila. È il «muro di piombo»: una tattica per spezzare il reparto nemico e poter catturare i militari isolati. In pochi istanti cadono, feriti, gli uomini in testa. Il soldato Eckrode, i sergenti Erick Gallardo e Joshua Brennan, il medico Hugo Mendoza che spira, poco dopo, per un' emorragia. Piovono proiettili e granate. Un colpo raggiunge al petto Giunta, ma per fortuna il suo giubbotto in kevlar resiste.

Ammaccato, «Sal» si rimette in piedi, cerca di capire la situazione. Scorge più avanti i compagni sotto tiro, uno ha la mitragliatrice inceppata. Passano pochi secondi - «10 o 15 al massimo», dirà il sergente - e Giunta va al contrattacco. Con due parà avanza sparando per raggiungere Eckrode. Ci riesce. Lascia gli altri ad assistere il ferito e, da solo, prosegue verso una coppia di talebani. Si è accorto che stanno per trascinare via il sergente Joshua Brennan. Per Sal il compagno è più di un commilitone, è come un fratello. Non vuole lasciarlo nelle mani dei terroristi. Lancia l' ultima granata, svuota il caricatore. La carica disperata ha successo. Uccide un talebano e costringe alla fuga l' altro. Sal resta con Brennan in attesa dell' elicottero. Joshua chiede della morfina per placare il dolore. Giunta lo rincuora: «Presto sarai fuori di qua». Invece il sergente Brennan muore qualche ora più tardi. Quando, mesi dopo, Giunta descriverà la battaglia non parlerà da Rambo. «Non sono corso in mezzo ai proiettili per salvare un commilitone. Non ho fatto nulla di coraggioso o eroico. Volevo solo essere al suo fianco, nascondermi dietro la stessa roccia e sparare sul nemico». Sal - dicono gli istruttori - si è comportato nel modo giusto. Quando sei sotto il fuoco devi prendere la decisione migliore non per te ma per il team. Solo così puoi tirarti fuori dai guai e sopravvivere.



Giunta lo ha ripetuto ai suoi genitori, Steve e Rose: «La medaglia dovrebbe andare al soldato che era alla mia destra e a quello alla mia sinistra». Insieme al riconoscimento ufficiale, è arrivato ancora un grazie dalla madre e dal padre di Joshua Brennan. «Sal ha riportato casa il corpo di nostro figlio e abbiamo potuto celebrare un funerale con la bara aperta. Chissà cosa avrebbero potuto fare di lui i talebani...». Giunta è rientrato, dopo due turni afghani, alla base americana di Vicenza, dove vive con la moglie Jenny. E i ribelli sono tornati nella valle di Korengar: il Pentagono ha deciso di lasciare la regione dopo aver perso 40 soldati in cinque anni. Giunta, che è adesso dislocato a Vicenza, ha detto di non avere fatto niente di straordinario: "Tutti al mio posto avrebbero fatto la stessa cosa", afferma. "Sono forti le memorie delle persone con cui vorrei condividere questo onore - ha detto in una intervista via satellite da Vicenza - ma non avrò più questa opportunità perché non sono più in vita". La moglie Jenny, intervistata al suo fianco, ha detto di sperare che il marito "non sarà più dislocato in zona di combattimento perché non è facile vivere col pensiero del pericolo al quale la persona che ami è esposta". Dalla Guerra di Seccessione nel 1862 sono state assegnate solo 3.466 Medaglie d'Onore del Congresso. Il soldato cui viene conferita, a prescidere dal grado, ha il diritto di essere salutato militarmente per primo da tutti i generali e ammiragli e anche dallo stesso presidente, il comandante in capo delle Forze Armate.

lunedì 15 agosto 2011

IL VALORE DELLE COSE NELLA FOB LAVAREDO A BAKWA

 
 Foto: Giuseppe Lami
Bakwa, Afghanistan, 4 agosto 2011-FOB Lavaredo
Cari amici, rileggendo i testi mi accorgo che sono pieni di refusi ed a volte anche di errori di sintassi... mi scuso per questo, ma non ho fisicamente  tempo di limare i post scritti sempre di getto ed in situazioni di disagio. Vi ringrazio per i commenti e l'attenzione che ci dedicate che vi assicuro sono per noi un motivo in più per giustificare la nostra presenza in questo paese martoriato dalla violenza che nasce dalla miseria e dall'ignoranza. Tutti i soldati italiani e i membri dei corpi militarizzati dello Stato che abbiamo incontrato qui in Afghanistan in questi ultimi 12 mesi sono veramente in gamba, equilibrati e professionali.  Tra questi i "ragazzi" del 186° Reggimento Paracadutisti ed i Guastatori della XXI Compagnia dell'8° Reggimento di Legnago che presidiano il distretto di Bakwa hanno qualche cosa di speciale, che scorre nelle loro vene e che lubrifica i loro cuori. Ieri notte eravamo stipati dentro la tenda che fa da mensa, dove abbiamo assistito alla consegna dei gradi di capitano al tenente Cercone da parte del col. Lorenzo d'Addario, che ha anche fatto un discorso di addio ai suoi paracadutisti perché sta per lasciare il comando del 186°, ed i suoi ragazzi lo hanno ringraziato urlando Folgore! Poi, spontaneamente,  hanno intonato "Quando più aspra in guerra...." il comandante del 186° che aveva già abbandonato la tenda è rientrato dalla porta posteriore ed in piedi sulla tavolata centrale della mensa ha cantato con i suoi ragazzi. Non esistono parole, video e fotografie per descrivere o raccontare le emozioni ed i sentimenti che hanno scompigliato i pensieri di tutti quanti... un momento magico che ha fatto vibrare le corde dell’anima ed anche io, nonostante il mio inveterato cinismo, ho sentito gli occhi inumidirsi al punto tale che non riuscivo più a mettere a fuoco e anche adesso che scrivo faccio fatica a controllare le emozioni nel tentativo di raccontare questo privilegio che la vita ha riservato a me ed al mio compagno d’avventura Giuseppe Lami. Ecco perché il nostro vero “salario” sono i vostri commenti che ci spingono a lavorare sempre con maggiore impegno per divulgare le storie e le esperienze degli italiani in uniforme, così degnamente rappresentati dai ragazzi della FOB Lavaredo, qui a Bakwa, Afghanistan, nel mese di agosto dell’A.D. 2011.
Antonello Tiracchia*, Bakwa, FOB Lavaredo - 3 agosto 2011 
*Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan
 
 Postato sul sito di Facebook di TNM il 4 agosto: 10.023 visualizzazioni dopo 12 ore!

sabato 13 agosto 2011

COSE CHE NON SI POSSONO COMPRARE

Foto di Giuseppe Lami

Questo è un fatto molto personale ma che nasconde una grande verità: è la conferma che L’ESCLUSIVO CATALOGO DELLE COSE CHE NON SI POSSONO COMPRARE può diventare sempre più vasto per chi ha voglia di cercare. Per esempio trovarsi ad Herat, Afghanistan nord occidentale, ed avere l’onore di farsi sistemare il basco dal generale Carmine Masiello, comandante della Brigata Paracadutisti Folgore e comandante del RC-W e poi posare shoulder-to-shoulder insieme a lui per una ripresa video ed una fotografia è una di quelle realtà che non si possono comprare!
Antonello Tiracchia*, Herat, Camp Arena RC-W - 9 agosto 2011 
*Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan
Postato sul sito di Facebook di TNM il 10 agosto: 9.522 visualizzazioni dopo 24 ore.
 

venerdì 12 agosto 2011

I TIRATORI DI BAKWA

(Questo post è tratto dal diario Afghanistan Felix pubblicato sul sito di Facebook della rivista TACTICAL NEWS MAGAZINE tra il 16 luglio ed il 10 agosto 2011- Per gentile concessione dell'Editore)

   
foto: Giuseppe Lami

Scusate ma oggi sono sul polemico spinto, se siete buoni d’animo cambiate post! Innanzitutto io e Giuseppe siamo reduci da una scorta ad una colonna di oltre 200 mezzi che ha avuto come start line la nostra sveglia alle 4 di mattina a Bakwa e la end line alle 23 quando  abbiamo raggiunto  Farah e ci siamo buttati su una cosa polverosa  che qui chiamano branda. Ho perso inoltre i miei occhiali e le mie dita, leggiadre come hot dog, si ingarbugliano sulla  tastiera del note book il cui schermo è una cosa luminosa e annebbiata piena di polvere, come del resto tutto qui.  Chiaro?  Avete copiato il mike dello scenario odierno? Bene, allora procediamo  con il nostro diario.

La notte a Bakwa ti addormenti a pelle di leone per il caldo, la fatica ed i disagi (parlo naturalmente di me che sono, come dire, leggermente vintage) accompagnato dal suono di armi automatiche. Non ci fa caso nessuno ed anche noi ci siamo abituati.  Sono i militari afghani dell’ANA che hanno  il campo confinante con il nostro e nel dubbio, quando qualcosa non li convince, prima sparano...

 
foto: Leonardo Arenare
Quando  la situazione diventa più complessa ed il sofisticato sistema di difesa del campo lo ritiene  opportuno intervengono  i ragazzi del plotone mortai che sparano un colpo di 120. In questo caso anche se vuoi dormire e continuare a fare l’indifferente non ci riesci. La terra trema anticipata da un tonfo sordo come se fosse colpita da una locomotiva lasciata cadere da un centinaio di metri di altezza e dentro la tenda quintali di polvere,  annidati dovunque,  per il contraccolpo  si spandono per l’aria. Se il mortaio non basta scatta l’allarme e smadonnando ci si ritira dentro i rifugi. A quel punto, prima di sparare raffiche di mitragliatrici  di tutti i calibri, sulle altane arrivano i tiratori scelti. Il loro compito è quello di dissuadere con un tiro selettivo i “tango” nottambuli che approfittano della notte per spargere di IED la zona circostante la base. Questa massa variegata di delinquenti  comuni e di “illuminati dal verbo di Allah” sanno che  gli IED  sono la loro unica arma efficace per quanto vile e subdola.  Poveretti, vanno capiti! Tutte le volte che hanno provato  ad ingaggiare uno scontro diretto con i nostri  le hanno prese di santa ragione, scatenando urla di dolore  tra i loro sostenitori  italiani,  con cui hanno in comune il tumore del dogma e l’odio preconcetto per l’Occidente; ma di questo avremo occasione di scrivere nel dettaglio sulle pagine della rivista, adesso torniamo a Bakwa sotto un ipotetico attacco.

Per un raggio di diversi chilometri la zona che circonda la base è identificata da precisi target e settori di tiro. Sulla testa della  base un pallone frenato controlla con camere termiche e altre diavolerie elettroniche  alla star trek cosa succede.
 

Foto: Giuseppe Lami

I tiratori scelti, anche di notte, raggiungono  le loro postazioni  e identificati i loro bersagli  decidono di intervenire con il Barrett M107 cal. 12,7 (che botto ragazzi!)  o con il Sako .338 Lapua Magnum che sarà più “piccolino” ma anche lui mi dicono fa tanta “bua”.  Il puntatore traguarda il target (già identificato da una serie di rilevamenti precedenti)  e il tiratore spara, infilando i suoi copi in “sagome virtuali” che vanno dai 25x25 cm di ingombro in su, a seconda della distanza. Periodicamente  il team riverifica i target sul terreno sparando alcuni colpi. Se poi nel caso di un tentativo di disturbo o di allocazione di un IED  i “tango” dovessero insistere e non si fanno “intimidire” dai colpi di dissuasione  dei tiratori la situazione diventa “politicamente scorretta” ed il fuoco da selettivo  e intimidatorio diventa di neutralizzazione che è un modo “politicamente corretto” per dire che i nostri fanno la “bua finale” a quegli “eroici difensori della libertà" con grande dispiacere dei pacifinti nostrani!

Antonello Tiracchia*, Bakwa, Task Force South-East - agosto 2011 
*Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan

IL GIORNO DELLO SCIACALLO

Questo che segue è l'editoriale del n.7 della Rivista 
TACTICAL NEWS MAGAZINE attualmente in edicola


Ma che democrazia è quella dove alcuni parlamentari eletti con i voti di pochi cittadini ma pagati con lo stipendio di tutti - quindi di fatto nostri dipendenti  -  appena possono rimestano impunemente sulla morte dei nostri soldati per uno straccio di visibilità mediatica?
Mi riferisco in particolar modo a un politico italiano che ha fatto della legalità e della lotta contro il crimine la sua bandiera. Oggi ad Herat ho visto su SKY TG24 la sua esternazione a commento della morte del caporale maggiore paracadutista del Reggimento Nembo  David Tobini.
Il politico in questione ha detto:… che dobbiamo tornare a casa, andare via dall’Afghanistan perché la guerra è anticostituzionale!
Queste affermazioni non sono accettabili per vari motivi, soprattutto da un esponente del parlamento che per principio immaginiamo colto e leale. Innanzitutto in Afghanistan non c’è una guerra e la Costituzione della Repubblica Italiana prima di invocarla andrebbe letta; in particolare l’art. 11 dopo averlo sillabato con attenzione sino in fondo andrebbe anche capito.
L’ignoranza, nel senso di parlare di qualche cosa che si ignora, non è accettabile da un parlamentare visto che ha i mezzi per sopperire alla sua approssimazione, a meno che non sia strumentale, chiedendo informazioni precise al suo numeroso esercito di consulenti e portaborse, anche questi pagati da tutti noi. Se poi il parlamentare per un’infima manciata di voti rimesta sulla morte di un servitore della Repubblica, caduto mentre compie il proprio dovere, questo parlamentare è uno sciacallo. Non mi riferisco specificatamente al politico che ho citato come esempio, ma a tutti coloro che lo seguono in  questa squallida farsa mal camuffata da libertà di espressione democratica.
Chiedere unilateralmente il ritiro delle nostre Forze Armate dall’Afghanistan ogni volta che muore un nostro soldato è come chiedere lo scioglimento delle forze di polizia ogni qualvolta un loro esponente perde la vita ad opera della malavita; ma significherebbe anche uscire dal contesto internazionale dove la nostra credibilità è data in gran parte da ciò che fanno i nostri militari in Afghanistan e non certo dalle dichiarazioni di alcuni parlamentari nostrani a caccia di voti.

Il 25 luglio eravamo a Shindand, dormendo in tenda come tutti i nostri soldati presenti in quella base e ci siamo alzati all’alba per documentare un check point con l'11° Reggimento Bersaglieri. Trenta chilometri in tre ore, a bordo del Lince, per scortare un carico di materiale di costruzione destinato ad un posto di polizia a protezione del bazar di Shindand e poi due ore a 48° senza un filo d'ombra che non fosse la nostra, smerigliati da un vento rovente, poi altre tre ore di Lince per tornare indietro. Per me ed il mio collega Giuseppe Lami è stato certamente faticoso, anche i rischi erano (quasi) gli stessi dei bersaglieri dell’11°. C’è però una sostanziale differenza: noi siamo degli osservatori occasionali, loro, i nostri soldati, fanno questo tutti giorni su mandato del Parlamento!
Durante l’operazione abbiamo saputo di David Tobini, morto durante un combattimento a seguito di un’azione militare delle truppe afghane, a cui noi diamo supporto, per instaurare un regime di legalità in un paese per decenni privo di qualsiasi regime che non fosse violenza e sopruso.
Siamo quindi ripartiti la sera stessa con un convoglio di Lince scortati da due Freccia per essere presenti, dopo tre ore di Ring Road, all’apertura della camera ardente a Piazza Italia 150.
Per me e Giuseppe Lami è la seconda volta che partecipiamo, sempre qui ad Herat, ad una simile cerimonia in poco più di 6 mesi. È un'esperienza che lascia il segno anche a chi ne ha già molti, di segni. L'opinione pubblica - ma soprattutto la classe politica - dovrebbe prendere atto che i nostri soldati qui stanno facendo un lavoro fantastico sul piano della governance e di conseguenza anche sotto il profilo umanitario, ma stanno anche scompigliando le carte di innumerevoli gruppi armati che si contendono con la violenza e sistemi "mafiosi" il controllo del territorio. I soldati possono anche distribuire nutella e coperte ma la loro missione primaria è un'altra: peace keeping vuol dire che si deve porre fine ad una situazione conflittuale, quando questa sarà finita ci sarà la pace. La mission primaria dei soldati è proprio questa: conquistare la pace anche con l'uso delle armi, tutto il resto sono solo corollari e chiacchere da bar. Non riconoscerlo, non ammetterlo, non dirlo all’opinione pubblica o mimetizzarlo come un viaggio di anime pie della caritas con panettoni e magliette di lana è un'offesa alla memoria dei nostri militari che sono morti facendo il loro dovere su mandato del Parlamento ed è un'ignobile speculazione sul dolore dei famigliari. Se un’errata interpretazione del concetto di democrazia coincide con il politicamente corretto dei cacciatori di consensi elettorali alla maniera di alcuni nostri politici io voglio essere molto scorretto dicendo che i Funerali di Stato sono diventati una passerella delle vanità della classe politica e pertanto proporrei meno omelie politiche e più intime cerimonie militari, che piacciono ai soldati e questo è più che appagante, perché sono loro a morire! Poi vorrei che alle parole di circostanza seguissero fatti concreti! Perché è dopo i funerali - quando le porte della basilica si sono chiuse ed tecnici delle emittenti televisive sono da qualche altra parte a documentare ballerini sotto le stelle o partite di calcio - che si capisce quanto la classe politica ama e rispetta i propri soldati, in base a quanto fa per i famigliari in termini concreti, reali e duraturi nel tempo.
Nel frattempo i media di riferimento,  invece di interpretare i fatti in base al gruppo politico di appartenenza, iniziando ad informare sui fatti in quanto tali impedirebbero a molti esponenti del parlamento di fare meschine figure.
(Questa signora con il basco è la madre di David Tobini)
1° Caporal Maggiore David TOBINI Paracadutista del reggimento Nembo della Brigata Folgore, caduto in combattimento a Bala Mourghab (Afghanistan) il 25 luglio 2011: PRESENTE!
Antonello Tiracchia, Herat 26 luglio 2011
(Inviato di Tactical News Magazine in Afghanistan)

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