Il confronto genera conoscenza, libertà e democrazia. L'indifferenza e l'ignoranza generano corruzione e malgoverno. Il dogma e il pregiudizio ideologico generano integralismo e conflitti.

martedì 28 settembre 2010

GUERRE SGUERREGGIATE




Anche oggi dall'Afganistan arriva la notizia che lo scorso 25 settembre un drone, cioè un aereo senza pilota, avrebbe individuato il nascondiglio del capo di al Quaida in Afghanistan e Pakistan, l'egiziano Sheikh Fateh al-Misri, che sarebbe poi rimasto ucciso da un missile lanciato dallo stesso drone.
Sheikh Fateh al-Misri era considerato il successore di Mustafa Abu al-Yazir ucciso a sua volta da un missile lanciato da un Predator lo scorso maggio.

Il Predator è un aereo teleguidato (o UAV - unmanned aerial vehicle) prodotto dalla General Atomics, un'azienda americana che ha visto salire alle stelle le sue quotazioni in borsa proprio grazie a questo particolare velivolo.
Dotato di un motore a pistoni di poco più di 100 CV e nonostante le sue linee leggere il Predator è un velivolo sofisticato sotto il profilo aeronautico ed estremamente sofisticato per l'avionica e gli strumenti per la ricognizione.
Di fatto è un ricognitore teleguidato che, grazie ad un sistema data link satellitare, è in grado di eseguire ricognizioni a lungo raggio senza mettere in pericolo la vita di un equipaggio, volando a 7 mila metri di quota a 200 kmh per tempi lunghissimi che possono arrivare anche a 18 ore.

La caratteristica del Predator, nonostante la sua apparente fragilità, è che può essere armato con missili aria-terra Hellfire in grado di colpire con estrema precisione bersagli anche di piccole dimensioni.
HELLFIRE, letteralmente fuoco infernale, è l'acronimo di HELicopter Launced FIre and foRgEt missile (missile elilanciato spara e dimentica) dove spara e dimentica vuol dire che una volta inseriti via databus i parametri di puntamento il missile raggiunge il bersaglio grazie ad un sistema di navigazione e puntamento autonomo.
Il missile aria-terra Hellfire, dal peso do 50 chili, ha un costo di produzione relativamente basso ed è utilizzato da una ventina di forze armate, tra cui l'Italia; nato come arma controcarro viene costruito in numerose versioni e varianti.
In Afghanistan i missili Hellfire sono montati sui Predator della CIA che sino allo scorso anno aveva affidato alla Blackwater (ora Xe) - la più grande società di contractors del mondo, in pratica un vero esercito privato - il compito di gestire ed armare i drone dedicati alla individuazione e distruzione dei nascondigli dei capi talebani e alla loro eliminazione fisica.

L'uso dei Predator, insieme ad altri assetti militari sia terrestri che aerei, ha permesso la distruzione di nascondigli ben mimetizzati tra montagne altrimenti irraggiungibili, anche in territorio pakistano, e la conseguente eliminazione di numerosi insorgenti senza esporre le truppe speciali a grandi rischi altrimenti inevitabili.  
Come per esempio oggi, 28 settembre, che nel Waziristan del sud, in Pakistan, i missili di un Predator hanno eliminato quattro insorgenti  suscitando le ire di rito del governo pakistano che, più volte sollecitato, non ha mai intrapreso azioni militari concrete per eliminare le basi degli insorgenti all'interno dei suoi territori.

Purtroppo capita che durante queste azioni mirate rimangano coinvolte anche vittime civili sia perché i talebani sono soliti usare come rifugi abitazioni i cui abitanti, volenti o nolenti, vengono trasformati in scudi umani sia per altre casualità difficilmente prevedibili.


Oltre agli USA e alla Gran Bretagna anche la nostra Aeronautica Militare utilizza ormai da anni i Predator ed il nostro contingente in Afghanistan, all'interno della coalizione ISAF di base ad Herat, fa largo uso di questo velivolo che compie solo missioni di ricognizione, perché le direttive politiche imposte alle nostre Forze Armate non prevedono infatti il suo impiego con armi a bordo.


Questo perché in Afghanistan (e non solo) le nostre truppe agiscono sempre secondo dispositivi improntati alla massima cautela, proprio per evitare danni collaterali alla popolazione civile; danni che potrebbero annullare il complesso lavoro di cooperazione con le istituzioni civili locali e di affiancamento alle neo costituite forze armate afghane, attività queste che poi sono il vero scopo della missione ISAF.
Il risultato di questa scelta prudenziale è che non risultano casi di vittime civili ad opera di nostre azioni militari e dal fatto che le nostre truppe hanno avuto pochissime perdite in rapporto al numero di militari presenti in teatro - al terzo posto dopo  americani ed inglesi - nonostante l'impegno continuo e gravoso a cui sono sottoposte.



Pertanto quando all'alba del 17 settembre un Predator italiano ha inquadrato l'azione dei quattro insorgenti che piazzavano un IED ha fatto tutto quello che era in grado di fare: mandare le immagini ad Herat che ha allertato un gruppo tattico di Task Force 45* a bordo di un elicottero da trasporto CH47 scortato da due elicotteri da combattimento Mangusta. 
Durante questa operazione - come è ormai ben noto - è rimasto ucciso il capitano del Col Moschin Alessandro Romani mentre il Caporal Maggiore Elio Rapisarda, dello stesso reparto, è rimasto ferito.
Secondo indiscrezioni solo a quel punto i due Mangusta avrebbero neutralizzato il nucleo di fuoco talebano, che si era arroccato in un piccolo edificio, usando le armi di bordo (razzi, missili e un cannone a canne rotanti da 20 mm). Sempre secondo le stesse fonti l'edificio sarebbe stato distrutto e gli insorgenti uccisi; non sembra ci siano state vittime civili ma in quel frangente chi era in grado di accertarsi della presenza di civili in quell'edificio?
E' assai probabile che il Predator abbia filmato l'intera azione ma le immagin, se esistono, saranno sicuramente classificate per direttive ministeriali.


Come sarebbero andate le cose se il Predator della nostra Aeronautica Militare fosse stato armato? 
Non si può fare la storia con i se ma sicuramente si può simulare un altro scenario.
Nel momento stesso che inquadrava l'azione dei talebani con le sue telecamere ed i suoi sensori il Predator armato avrebbe potuto neutralizzarli all'istante ottenendo così lo stesso risultato per cui era stato inviato il nucleo operativo di Task Force 45 ma senza far correre ai nostri miliatri alcun rischio.


Il Predator armato di Hellfire avrebbe evitato l'attivazione di un dispositivo complesso e costoso costituito da un elicottero da trasporto CH47 con almeno 5 membri di equipaggio con a bordo un numero imprecisato di incursori e due Mangusta con quattro uomini; ma soprattutto l'azione avrebbe ottenuto lo stesso risultato senza esporre i nostri incursori e gli equipaggi degli elicotteri ai rischi connessi ad un intervento così pericoloso
Inoltre i talebani sarebbero stati eliminati in uno spazio aperto nello stesso momento che agivano, senza dare loro tempo di nascondersi nell'edificio ed organizzare, nel tempo intercorso tra la ricognizione e la messa in azione del dispositivo, quello che a tutti gli effetti sembra sia stato un agguato, utilizzando inoltre una possibile presenza di civili come scudo difensivo. 

Ma i nostri Predator non sono armati perché il Governo italiano teme la ricaduta negativa sotto il profilo politico e mediatico per eventuali vittime civili. Per lo stesso motivo i nostri aerei AMX compiono esclusivamente azioni di ricognizione e sono armati solo con il cannone da 20 mm. 
Pertanto nel caso una nostra pattuglia a terra avesse necessità di appoggio aereo per uscire fuori da qualche brutta situazione questo appoggio potrebbero darlo, come del resto sembra sia già avvenuto e se disponibili, aerei di altre forze armate della coalizione ISAF.
Insomma il nostro contingente in Afghanistan pur disponendo sul campo di mezzi idonei ad azioni militari a basso rischio e grande efficacia non li può usare per i caveat governativi, pur essendo la mission di ISAF  ben diversa da quella di Enduring Freedom che, ripetiamo, sistematicamente organizza per mandato ricevuto azioni per eliminare il maggior numero di leader talebani.
ISAF insieme alle forze armate afghane mira invece a mettere in sicurezza il territorio evitando per quanto possibile i combattimenti che, quando ci sono stati, hanno comunque visto i nostri soldati fare  il loro lavoro con grande capacità; per questo motivo durante le tipiche missioni del contingente ISAF le possibilità di coinvolgere dei civili sono decisamente ridotte rispetto alle missioni di Enduring Freedom.
Noi riteniamo che il compito principale del nostro governo dovrebbe essere quello di non esporre a rischi inutili i nostri militari dando loro la possibilità di utilizzare al meglio i mezzi in dotazione per rispettare il mandato internazionale ratificato dal nostro Parlamento, e proprio per gli obiettivi di questo mandato armare i nostri Predator e AMX non significherebbe automaticamente esporre i civili afghani a nuovi rischi.
E questo senza timore alcuno perché i nostri militari hanno sempre dimostrato nell'adempiere al loro dovere grande equilibrio e responsabilità.

 
(*)  Task Force 45 è il nome del nucleo dei reparti speciali italiani che
opera in Afghanistan, nucleo più volte citato nei comunicati ISAF per le sue capacità ed i suoi successi "segreti".
La missione in cui opera Task Force 45 si chiama "sarissa"  come la lunga lancia macedone. Il reparto è costituito da uomini provenienti dal 9° Rgt Col Moschin, dal Comsubin della MM, dagli Incursori dell'AM e dal GIS dei Carabinieri che operano insieme ai ranger degli alpini paracadutisti del Rgt. Montecervino. 
Per ovvi motivi le informazioni sulla consistenza di Task Force 45 e sulla loro attività sono classificate.

lunedì 20 settembre 2010

CHI HA INVENTATO I TALEBANI? 1


PRIMA PARTE
La morte del tenente del 9° Col Moschin Alessandro Romani  e le elezioni in Afghanistan del 18 settembre mi ricordano una piccola polemica su faceBook suscitata da un mio commento su un articolo in merito alla situazione Afghana pubblicato da l'Internazionale e scritto da Noam Chomsky(*) .
Il mio interlocutore - un esponente della sinistra radicale che stimo ed apprezzo per la sua onestà intellettuale - ha stroncato il dialogo con queste parole "...i talebani sono un'invenzione dell'occidente".
Affermazione che equivale a dire che i vietcong sono stati inventati dai marines!
Certamente non è denigrando l'occidente come causa dei mali del mondo che le cose andranno meglio in Afghanistan e altrove.
Nonostante tutte le sue incongruenze l'occidente - o se preferite le democrazie di ispirazione occidentale - sono i luoghi in cui qualunque essere umano, se potesse scegliere, vorrebbe nascere e vivere.
Confondere i mujahedeen con i talebani significa avere una conoscenza superficiale della situazione Afghana.
I Talebani sono stati inventati dall'ISI (i servizi segreti pakistani) che, dopo il ritiro sovietico, non riuscendo più a governare i vari gruppi di mujahedeen in lotta tra loro hanno deciso di intervenire direttamente per il controllo dell'Afghanistan.
Afghanistan che solo oggi si scopre era stato invaso dai sovietici non solo per motivi politici o per la sua posizione strategica ma soprattutto per le sue risorse minerarie, valutate oltre un miliardo di dollari, risorse non gestibili dall’Afghanistan per la totale mancanza di sistemi amministrativi.


Il primo atto storicamente provato del progetto pakistano di gestire il controllo dell’Afghanistan attraverso l’integralismo religioso è stato l'attacco alla roccaforte del  mujahedeen Gulbuddin Hekmatyar ufficialmente conquistata da 200 talebani provenienti dalle madrasse coraniche pakistane ma in realtà grazie all'appoggio delle artiglierie delle truppe di frontiera del Pakistan.
Per inciso Gulbuddin Hekmatyar - doppiogiochista per eccellenza - è uno dei più grandi gaglioffi viventi, famoso per vantarsi di avere personalmente sfregiato con il vetriolo molte donne non in linea con le direttive coraniche e per avere purificato Kabul con un religioso bombardamento di artiglierie costato almeno 25 mila morti.
Nel momento stesso che inventavano i talebani i pakistani si resero però ben presto conto di avere alimentato un cancro devastante, totalmente ingestibile.
Oggi i talebani nel senso storico del termine sono in via di estinzione, tanto è vero che nel linguaggio ISAF e di Enduring Freedom, il termine talebano viene sempre più spesso sostituito con il termine insorgente.
Ma se è cambiata la denominazione non sono certamente cambiati gli obiettivi: gestire il potere e le ricchezze afghane strumentalizzando l’integralismo religioso a scapito degli infedeli, cioè che ci piaccia o meno di tutti noi democratici occidentali, Chomsky e seguaci compresi!
Anche le dimissioni di Pervez Musharraf, accusato di essere il mandante dell'attentato di Benazir Bhutto hanno ridimensionato il ruolo straripante dell'ISI, mentre il nuovo presidente Asif Ali Zardari - marito della leader uccisa nell’attentato del 27 dicembre del 2007 - sa che se perde l'appoggio ed i soldi dell'occidente il suo mandato diventerebbe ancora più traballante di quanto non lo sia per il suo ambiguo passato, le lotte interne e la situazione economica, aggravata dalle recenti catastrofiche alluvioni.
L’altro motivo che ha portato alla irreversibile scomparsa dei talebani è la nuova strategia messa in atto dal 2006 attraverso una non dichiarata confluenza di obiettivi militari tra Enduring Freedom e alcune nazioni con un ruolo forte in ISAF e di cui parleremo nella seconda parte di questo digesto.
I talebani, come i Signori della Guerra in Somalia e gli Hezbollah in Libano, utilizzano gli agglomerati civili come rifugio e le popolazioni civili come scudo, è questo il motivo principale dei così detti danni collaterali, ossia il tragico coinvolgimento di civili durante azioni militari.
Ma nonostante questo, tra i circa 2000 morti tra i civili afghani del 2008, solo 350 sono sicuramente attribuiti a danni collaterali in seguito ad azioni militari di Enduring Freedom ed ISAF, gli altri sono frutto di azioni di terrorismo degli integralisti islamici contro la popolazione civile non disposta a collaborare con loro.
In Afghanistan operano due realtà militari: Enduring Freedom, nata all’indomani dell’11 settembre, costituita soprattutto dalle Forze Armate USA e Inglesi e ISAF (International Security Army Force).
Mentre Enduring Freedom ha per scopo dichiarato l’eliminazione con strumenti militari dell’Emirato Islamico Afghano e dei suoi seguaci e sostenitori, obiettivo raggiunto con la fuga del Mullah Omar alla fine del novembre del 2001, gli obiettivi e gli scopi di ISAF sono ben diversi.
La International Security Assistance Force (ISAF) è una missione di supporto al governo dell'Afghanista che opera sulla base di una risoluzione dell'ONU..
È composta da una forza internazionale che impiega circa 58.300 militari provenienti da una quarantina di nazioni.
Venne costituita su mandato del  Consiglio di Sicurezza dell'ONU  il 20 dicembre 2001 con il compito di sorvegliare la capitale Kabul e la vicina base aerea di Bagram da azioni dei Talebani , da elementi di al Qaeda e da numerose bande di mercenari sostenute da nazioni confinanti e non solo. Lo scopo principale era proteggere il governo transitorio guidato da hamid Karzai  per giungere ad un governo eletto secondo criteri democratici.
Durante i primi due anni l'ISAF non operò oltre i confini della città di Kabul e solo il 13 ottobre del 2003 , il Consiglio di Sicurezza dell’ONU votò per estendere il mandato dell'ISAF anche al resto dell'Afghanistan.
Il 24 ottobre il Bundestag(il Parlamento Tedesco) approvò l'impiego delle truppe tedesche  nella regione diKunduz , inviandovi 230 soldati, i primi dell'ISAF ad essere impiegati al di fuori di Kabul.
L'11 agosto del 2003 il Comando dell’ISAF era già stato affidato a tempo indeterminato dall’ONU alla NATO  e questo fu il primo incarico fuori dall'Europa e dall'America del Nord  dell’Alleanza Atlantica.
La NATO tramite ISAF gestisce inoltre le attività degli OMLT (Operational Mentoring and Liason Teams) cioè speciali reparti che hanno il compito di addestrare, affiancandoli anche in operazioni sul campo, i corrispondenti comandanti dell’ANA (Afghanistan Nationa Army) costituito da 5 Corpi d’Armata.
Uno di questi, il 207° è mentorizzato da un OMLTitaliano che governa istruttori italiani, spagnoli e americani presso la base di Camp Bastion.

Per meglio capire le funzioni dei Mentors è bene ricordare che Mentore, re dei Tafi, era il tutore a cui Ulisse, partendo per la Guerra di Troia, affidò la formazione in sua vece del figlio Telemaco.
Ma di questo, dei PRT e di Task Force 45 e del ruolo dell’Italia parleremo prossimamente nella seconda parte.


 (*) Noam Chomsky è sin dalla Guerra del Vietnam il guru incontrastato della sinistra americana. Chomsky denigrando il mondo occidentale è diventato ricco e famoso, proprio grazie al sistema che lui vorrebbe distruggere.

domenica 12 settembre 2010

UN'ITALIA CHE FUNZIONA

C'è un Italia che funziona, dove si va avanti per meriti e non per raccomandazioni di partito, dove ricerca, industria, impegno professionale e qualità umane convivono e l'eccellenza della performance, a qualsiasi livello operativo, è la norma quotidiana.
C'è un Italia che viene additata all'Estero come esempio e che tutti ci ammirano.
C'è un Italia che per vederla si deve alzare lo sguardo al cielo e che ci aiuta a dimenticare, sognando, quell'altra Italia dove i cialtroni, i ladri ed i quaquaraqua sono additati come infami ma sotto sotto ammirati e identificati come esempio da seguire.
Domenica 12 settembre una parte di questa Italia festeggiando i suoi 50 anni mi ha trasmesso la fiducia e la speranza che, prima poi, riusciremo a debellare quell'altra Italia che ci spinge ad abbassare lo sguardo e sospirare, nauseati e delusi.

mercoledì 8 settembre 2010

A PROPOSITO DI TERRITORIO


Il mio sogno segreto è avere un'autista; appena posso lascio sempre la guida a qualcuno perché non ho perso l'abitudine infantile di guardare dal finestrino e memorizzare, criticando, le cose che vedo.
In aereo ed in treno sgomito per stare dalla parte del finestrino, proponendo durante il viaggio anche scambi di posto da un lato all'altro, senza alcun pudore.
Il paesaggio è una dimensione dello spirito ancor prima che dell'ambiente.
Tra i tanti viaggi mi ricordo un trasferimento dall'aeroporto di Rimini alle Alpi Apuane per un operazione di SAR (Ricerca e Soccorso)a bordo di un elicottero HH3F dell'Aeronautica Militare.
L'elicottero volava bassissimo sfiorando i boschi e le cime dell'appennino; mi ero piazzato su una comoda poltrona girevole che sugli HH3F è sul lato destro, davanti ad un finestrino  di grandi dimensioni senza vetri, credo sia il posto del mitragliere, ma che in certe situazioni come quella che vivevo può valere più di un palco alla Scala vita natural durante; quando vivo questi momenti uso pochissimo la telecamera o la macchina fotografica, sopraffatto da un incontenibile egoismo considero quello che vedo un privilegio.

Quando sono arrivato in Abruzzo sono rimasto colpito dalla bellezza del paesaggio ma anche disgustato da una greve antropizzazione che lo sta deturpando e facendolo sprofondare sempre più nel sud più negativo, fatto di brutte storie che coincidono sempre con lo sfruttamento malavitoso del territorio e con gli insulti al paesaggio.
Il paesaggio è di tutti, come l'acqua e l'aria, e va protetto.
Il senso civico è la protezione dell'ambiente e del paesaggio e dovrebbe essere insegnato nelle scuole che invece spesso sorgono in mezzo a pseudo-prati infestati di erbacce ed utilizzati come pattumiere a cielo aperto, da allievi e docenti.
Il paesaggio, oltre che una dimensione dello spirito diventa così anche una cartina tornasole dell'onestà dei luoghi e dell'educazione civica delle persone che lo abitano.
Amministratori e amministrati.

Anche quando sono stato alle Svalbard per girare questo documentario ho passato ore ed ore al finestrino dell'aereo mentre sotto sfilavano iceberg, mare e nuvole e poi ancora mare, iceberg e nuvole.
E mentre viaggiavo per ore in motoslitta, con un kit di sopravvivenza per due giorni ed un fucile 30.30 per un eventuale attacco di qualche orso affamato mi distraevo continuamente, fermandomi e guardandomi intorno, suscitando le ire della guida.

Il Polo Nord dei miei sogni infantili era sotto le mie scarpe eppure nella sua essenza molto diverso da come lo avevo sognato e immaginato; non un territorio da esplorare ma un territorio da salvare.
Polo Nord non più dimensione per avventure estreme ma termometro della salute del pianeta.
Nel fegato delle foche e nel sangue degli orsi c'è arsenico e una quantità tale di prodotti velenosi che ti domandi come sia possibile.
Il "mondo civile" è lontano migliaia di chilometri, così lontano che se qui hai un piccolo problema sei letteralmente spacciato, ma l'inquinamento è lì, intorno a te, nella neve, nell'aria e nel mare, come i prelievi di sangue su questi animali confermano.

Ancora per qualche anno pochi orsi polari e alcune foche dell'artico vivranno la loro vita senza avere mai visto e sentito l'odore di un essere umano, quello strano bipede che ha stabilito la loro fine senza avere mai visto il loro habitat e senza porsi una qualche domanda in merito.
Per questo i ghiacci del polo sono fragili, come la vita dell'uomo che offendendo la natura e disprezzando il "paesaggio" sprofonda sempre più verso il nulla.

Se volete vedere il video:
http://tv.repubblica.it/le-inchieste/viaggio-tra-i-fragili-ghiacci-del-polo-nord/48298?video=&pagefrom=1

sabato 4 settembre 2010

A PROPOSITO DI LAPIDAZIONE


La triste storia della lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani ha brevemente acceso l'attenzione dei media sul modo con cui in alcuni paesi islamici viene concepita la legge ma soprattutto sulla considerazione che la donna ha all'interno di quelle società governate da logiche totalmente opposte a quelle delle democrazie occidentali.
Il caso di Sakineh non è un caso isolato è solo "uno" degli innumerevoli casi giunto all'attenzione della stampa internazionale.

L'Occidente dopo un lungo percorso durato secoli cita per la prima volta i Diritti Elementari dell'Uomo nella Dichiarazione D'indipendenza degli Stati uniti nel 1776; venti tre anni dopo, nel 1789, sarà la Rivoluzione Francese a diffondere questi valori in Europa per giungere nel 1948 alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo sottoscritta dall'Assemblea delle Nazioni Unite.

Dopo oltre due secoli anche l'Islam nel 1979 diffonde, attraverso l'Organismo della Conferenza Islamica, un documento pressoché sconosciuto e comunque disatteso in cui prende in esame i diritti e i doveri fondamentali dell'Uomo, ma non in quanto tale ma solo in riferimento alla religione islamica!


Negli ultimi anni altri organismi islamici su pressione dell'occidente hanno cercato di formulare un modello islamico dei diritti dell'uomo che non ha modificato la sostanziale differenza tra la concezione  dell'uomo nelle democrazie occidentali e quella islamica totalmente condizionata da contenuti di natura religiosa che conducono sempre a plateali azioni di giustizialismo barbaro e crudele, come appunto la lapidazione.

Nel mondo islamico la legge, Shar'ia, è la Legge di Dio e come tale regola e governa tutte le cose dell'uomo. E' facile capire che con queste premesse il concetto occidentale di "diritto" entra in totale collisione.
Le fonti della Shari'a sono il Corano e gli editti del Profeta (Sunna) e come tali non modificabili; in pratica la Shari'a non è modificabile e chi prova a modificarla è reo di offesa ad Allah.

In questa incongruenza è il limite ma anche la grande forza espansionistica del dogma islamico.

Il Diritto occidentale, che è bene ricordare deriva dal diritto romano,  pur avendo dei riferimenti precisi e  immutabili si è modificato nel corso dei secoli adattandosi ai costumi dell'uomo e modificando il concetto di morale corrente, a riguardo basterebbe citare la fine del delitto d'onore, sparito dal nostro Codice Penale solo nel 1981, ma comunque sparito!

La Shari'a tra le varie punizioni spesso concepite secondo la legge del taglione, prevede la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto, adulterio, apostasia, bestemmia contro Allah e in alcuni paesi ciò vale anche per l'omosessualità, anche se quest'ultimo caso rappresenta un'ulteriore discrepanza con la legge coranica, perché chi ha avuto occasione di vivere in un paese governato dalla Shari'a sa quanto sia diffusa l'omosessualità e la pedofilia spesso senza neppure il pudore della riservatezza.

In questo contesto appare in tutta la sua tragica realtà la condizione della donna nel mondo musulmano e delle sofferenze che nascono da un ruolo di totale sottomissione fisica e psichica all'uomo come stato di cose naturali; sottomissione che si esprime in molti modi, attraverso il velo o le brutali mutilazioni con cui, con un aberrante senso della morale religiosa, si sopprime la libertà ed il piacere sessuale femminile .

Ad Herat ho avuto occasione di visitare il carcere femminile costruito dal PRT (Provincial Rencostruction Team) della Brigata Taurinense, dove molte delle 120 donne ospitate erano li perché condannate a 4 anni per adulterio o a due anni per avere bevuto una birra!
Anche l'abbandono dal marito per sfuggire alle violenze è considerato adulterio. Le adultere o le bevitrici di birra carcerate di Herat considerano il carcere una fortuna! E non solo perché imparano un lavoro e migliorano la loro cultura avendo con se i figli, ma perché vivono in un ambiente pulito dove è assicurato il vitto e dove soprattutto sono salve dalla crudeltà della Shari'a.
A poca distanza c'è un ospedale, anche questo costruito con i fondi italiani, questa volta della Cooperazione del nostro Ministero degli Esteri.
In questo ospedale ci sono molte donne assai meno fortunate di quelle che sono finite in carcere;
quelle che si sono salvate dalla lapidazione sono state sfregiate dai mariti che nel momento che le hanno ripudiate (perché ormai vecchie o perché si sono ribellate alla violenza domestica) per sancire il loro potere hanno brutalmente deturpato il loro corpo.
Nessun uomo ci risulta finisca in carcere per questo nei paesi islamici.
Molti studiosi sono convinti che la fine espansionistica dell'islam finirà a causa delle donne, le più pronte ad intuire i cambiamenti e battersi affinché avvengano.
(A.T.)