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martedì 28 settembre 2010

GUERRE SGUERREGGIATE




Anche oggi dall'Afganistan arriva la notizia che lo scorso 25 settembre un drone, cioè un aereo senza pilota, avrebbe individuato il nascondiglio del capo di al Quaida in Afghanistan e Pakistan, l'egiziano Sheikh Fateh al-Misri, che sarebbe poi rimasto ucciso da un missile lanciato dallo stesso drone.
Sheikh Fateh al-Misri era considerato il successore di Mustafa Abu al-Yazir ucciso a sua volta da un missile lanciato da un Predator lo scorso maggio.

Il Predator è un aereo teleguidato (o UAV - unmanned aerial vehicle) prodotto dalla General Atomics, un'azienda americana che ha visto salire alle stelle le sue quotazioni in borsa proprio grazie a questo particolare velivolo.
Dotato di un motore a pistoni di poco più di 100 CV e nonostante le sue linee leggere il Predator è un velivolo sofisticato sotto il profilo aeronautico ed estremamente sofisticato per l'avionica e gli strumenti per la ricognizione.
Di fatto è un ricognitore teleguidato che, grazie ad un sistema data link satellitare, è in grado di eseguire ricognizioni a lungo raggio senza mettere in pericolo la vita di un equipaggio, volando a 7 mila metri di quota a 200 kmh per tempi lunghissimi che possono arrivare anche a 18 ore.

La caratteristica del Predator, nonostante la sua apparente fragilità, è che può essere armato con missili aria-terra Hellfire in grado di colpire con estrema precisione bersagli anche di piccole dimensioni.
HELLFIRE, letteralmente fuoco infernale, è l'acronimo di HELicopter Launced FIre and foRgEt missile (missile elilanciato spara e dimentica) dove spara e dimentica vuol dire che una volta inseriti via databus i parametri di puntamento il missile raggiunge il bersaglio grazie ad un sistema di navigazione e puntamento autonomo.
Il missile aria-terra Hellfire, dal peso do 50 chili, ha un costo di produzione relativamente basso ed è utilizzato da una ventina di forze armate, tra cui l'Italia; nato come arma controcarro viene costruito in numerose versioni e varianti.
In Afghanistan i missili Hellfire sono montati sui Predator della CIA che sino allo scorso anno aveva affidato alla Blackwater (ora Xe) - la più grande società di contractors del mondo, in pratica un vero esercito privato - il compito di gestire ed armare i drone dedicati alla individuazione e distruzione dei nascondigli dei capi talebani e alla loro eliminazione fisica.

L'uso dei Predator, insieme ad altri assetti militari sia terrestri che aerei, ha permesso la distruzione di nascondigli ben mimetizzati tra montagne altrimenti irraggiungibili, anche in territorio pakistano, e la conseguente eliminazione di numerosi insorgenti senza esporre le truppe speciali a grandi rischi altrimenti inevitabili.  
Come per esempio oggi, 28 settembre, che nel Waziristan del sud, in Pakistan, i missili di un Predator hanno eliminato quattro insorgenti  suscitando le ire di rito del governo pakistano che, più volte sollecitato, non ha mai intrapreso azioni militari concrete per eliminare le basi degli insorgenti all'interno dei suoi territori.

Purtroppo capita che durante queste azioni mirate rimangano coinvolte anche vittime civili sia perché i talebani sono soliti usare come rifugi abitazioni i cui abitanti, volenti o nolenti, vengono trasformati in scudi umani sia per altre casualità difficilmente prevedibili.


Oltre agli USA e alla Gran Bretagna anche la nostra Aeronautica Militare utilizza ormai da anni i Predator ed il nostro contingente in Afghanistan, all'interno della coalizione ISAF di base ad Herat, fa largo uso di questo velivolo che compie solo missioni di ricognizione, perché le direttive politiche imposte alle nostre Forze Armate non prevedono infatti il suo impiego con armi a bordo.


Questo perché in Afghanistan (e non solo) le nostre truppe agiscono sempre secondo dispositivi improntati alla massima cautela, proprio per evitare danni collaterali alla popolazione civile; danni che potrebbero annullare il complesso lavoro di cooperazione con le istituzioni civili locali e di affiancamento alle neo costituite forze armate afghane, attività queste che poi sono il vero scopo della missione ISAF.
Il risultato di questa scelta prudenziale è che non risultano casi di vittime civili ad opera di nostre azioni militari e dal fatto che le nostre truppe hanno avuto pochissime perdite in rapporto al numero di militari presenti in teatro - al terzo posto dopo  americani ed inglesi - nonostante l'impegno continuo e gravoso a cui sono sottoposte.



Pertanto quando all'alba del 17 settembre un Predator italiano ha inquadrato l'azione dei quattro insorgenti che piazzavano un IED ha fatto tutto quello che era in grado di fare: mandare le immagini ad Herat che ha allertato un gruppo tattico di Task Force 45* a bordo di un elicottero da trasporto CH47 scortato da due elicotteri da combattimento Mangusta. 
Durante questa operazione - come è ormai ben noto - è rimasto ucciso il capitano del Col Moschin Alessandro Romani mentre il Caporal Maggiore Elio Rapisarda, dello stesso reparto, è rimasto ferito.
Secondo indiscrezioni solo a quel punto i due Mangusta avrebbero neutralizzato il nucleo di fuoco talebano, che si era arroccato in un piccolo edificio, usando le armi di bordo (razzi, missili e un cannone a canne rotanti da 20 mm). Sempre secondo le stesse fonti l'edificio sarebbe stato distrutto e gli insorgenti uccisi; non sembra ci siano state vittime civili ma in quel frangente chi era in grado di accertarsi della presenza di civili in quell'edificio?
E' assai probabile che il Predator abbia filmato l'intera azione ma le immagin, se esistono, saranno sicuramente classificate per direttive ministeriali.


Come sarebbero andate le cose se il Predator della nostra Aeronautica Militare fosse stato armato? 
Non si può fare la storia con i se ma sicuramente si può simulare un altro scenario.
Nel momento stesso che inquadrava l'azione dei talebani con le sue telecamere ed i suoi sensori il Predator armato avrebbe potuto neutralizzarli all'istante ottenendo così lo stesso risultato per cui era stato inviato il nucleo operativo di Task Force 45 ma senza far correre ai nostri miliatri alcun rischio.


Il Predator armato di Hellfire avrebbe evitato l'attivazione di un dispositivo complesso e costoso costituito da un elicottero da trasporto CH47 con almeno 5 membri di equipaggio con a bordo un numero imprecisato di incursori e due Mangusta con quattro uomini; ma soprattutto l'azione avrebbe ottenuto lo stesso risultato senza esporre i nostri incursori e gli equipaggi degli elicotteri ai rischi connessi ad un intervento così pericoloso
Inoltre i talebani sarebbero stati eliminati in uno spazio aperto nello stesso momento che agivano, senza dare loro tempo di nascondersi nell'edificio ed organizzare, nel tempo intercorso tra la ricognizione e la messa in azione del dispositivo, quello che a tutti gli effetti sembra sia stato un agguato, utilizzando inoltre una possibile presenza di civili come scudo difensivo. 

Ma i nostri Predator non sono armati perché il Governo italiano teme la ricaduta negativa sotto il profilo politico e mediatico per eventuali vittime civili. Per lo stesso motivo i nostri aerei AMX compiono esclusivamente azioni di ricognizione e sono armati solo con il cannone da 20 mm. 
Pertanto nel caso una nostra pattuglia a terra avesse necessità di appoggio aereo per uscire fuori da qualche brutta situazione questo appoggio potrebbero darlo, come del resto sembra sia già avvenuto e se disponibili, aerei di altre forze armate della coalizione ISAF.
Insomma il nostro contingente in Afghanistan pur disponendo sul campo di mezzi idonei ad azioni militari a basso rischio e grande efficacia non li può usare per i caveat governativi, pur essendo la mission di ISAF  ben diversa da quella di Enduring Freedom che, ripetiamo, sistematicamente organizza per mandato ricevuto azioni per eliminare il maggior numero di leader talebani.
ISAF insieme alle forze armate afghane mira invece a mettere in sicurezza il territorio evitando per quanto possibile i combattimenti che, quando ci sono stati, hanno comunque visto i nostri soldati fare  il loro lavoro con grande capacità; per questo motivo durante le tipiche missioni del contingente ISAF le possibilità di coinvolgere dei civili sono decisamente ridotte rispetto alle missioni di Enduring Freedom.
Noi riteniamo che il compito principale del nostro governo dovrebbe essere quello di non esporre a rischi inutili i nostri militari dando loro la possibilità di utilizzare al meglio i mezzi in dotazione per rispettare il mandato internazionale ratificato dal nostro Parlamento, e proprio per gli obiettivi di questo mandato armare i nostri Predator e AMX non significherebbe automaticamente esporre i civili afghani a nuovi rischi.
E questo senza timore alcuno perché i nostri militari hanno sempre dimostrato nell'adempiere al loro dovere grande equilibrio e responsabilità.

 
(*)  Task Force 45 è il nome del nucleo dei reparti speciali italiani che
opera in Afghanistan, nucleo più volte citato nei comunicati ISAF per le sue capacità ed i suoi successi "segreti".
La missione in cui opera Task Force 45 si chiama "sarissa"  come la lunga lancia macedone. Il reparto è costituito da uomini provenienti dal 9° Rgt Col Moschin, dal Comsubin della MM, dagli Incursori dell'AM e dal GIS dei Carabinieri che operano insieme ai ranger degli alpini paracadutisti del Rgt. Montecervino. 
Per ovvi motivi le informazioni sulla consistenza di Task Force 45 e sulla loro attività sono classificate.

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